:: Elucubro ::

sabato, maggio 27, 2006

5a, 5b, 6a

Tutto quello che pensavo passasse attraverso braccia e gambe, in realtà travolge impetuosamente la mia mente. Spazza ogni residuo calcareo, elimina ogni orpello della "civiltà" urbana, cancella tutti gli inutili appigli di labirintiche riflessioni, bonifica da energie negative e problematiche esistenziali, purifica...
L'unico pensiero fisso è proseguire, tutto il resto svanisce, come per incanto. Solo la gravità resiste; è un mostro famelico, mi guarda dal basso, riesco a vedere le opalescenti fauci mentre perdo l'appiglio, quello vero. Mi abbandono alla verticalità di una caduta libera per un paio di metri, finché una corda si tende in mio aiuto.
Dopo il "trattamento" mi sento totalmente vuoto, depurato, come dire: "pulito dentro e scorticato fuori".
É la mia prima arrampicata; tre vie: 5a, 5b, 6a. Nuove sigle da imparare, fredda e schematica catalogazione nell'apprendimento di una raffinata "danza". Che dire... Ringrazio Dio per avermi donato le montagne.

venerdì, maggio 26, 2006

Scialpinismo o Snowboard-alpinismo?

Sono rimasto positivamente colpito dal fatto che un'attività come il backcountry, notoriamente considerata almeno in Italia, ancora "pionieristica", inizi ad avere un riconoscimento ed un'approvazione di tutto rispetto, anche in ambienti fino ad oggi apparentemente ostili.

Il testo che segue è uno stralcio liberamente tratto da un articolo di Marco Berta e Grazia Franzoni (Scuola di Alpinismo e Scialpinismo - C.A.I. - Sez. di Savona) pubblicato sul numero 14 di Montagnard.


Per lunghi anni niente o quasi si è mosso nel mondo dello scialpinismo.
Poi dal solito oltreoceano già da qualche anno sono trapelate nuove parole, dall'oscuro significato per l'alpinista medio classico: backcountry, snowboard, powder, freeride... risultanno difficili da pronunciare ma anche da tradurre! Si fa finta di capire annuendo con l'aria di chi sa...
Anche noi che disdegnamo le "giostre mercenarie" (come le definì il mitico Mario Grilli, autore delle tre bibbie dello scialpinismo Nordoccidentale del XX Secolo), fino a qualche anno fa non ci rendevamo conto di quanto fosse cresciuto il fenomeno dello "scivolare alternativo".
Finché, nell'inverno 2003/2004, copioso di polvere bianca, in occasione del classico corso base di scialpinismo della nostra sezione C.A.I. (siamo Savonesi), veniamo sorpresi dal numero di richieste di partecipazione da parte di aspiranti alpinisti con la tavola.
[...]
Primo problema di risolvere: come chiamarli? Tavolari? Forse suona dispregiativo, non va bene. Snowboarder? Non dà l'idea del fattore salita, assolutamente fondamentale nello scialpinismo.
Chiamare l'attività "backcountry" all'americana ci sembra troppo generico. Alla fine snowboarder-alpinisti risulta essere la definizione più completa ed accontenta tutti, anche se un po' lunghetta.
Secondo problema, ben più sostanziale: come farli salire insieme agli sciatori bipedi?
La maggioranza opta per le ciaspole - racchette da neve tradotto in italiano; un istruttore sezionale tenta la strada della splitboard (quella specie di accrocchio divisibile in due per la salita e faticosamente ricongiungibile in un solo pezzo per la discesa); nessuno si avventura nell'acquisto o auto-costruzione di scietti. [...]
La didattica si arrichisce di nuove regole, per "loro"... Svolte e questioni (forse un po' pedanti) sull'estetica della traccia vanno a farsi benedire. Nonostante la zavorra sulla gobba, oltretutto, i nostri vanno forte in salita mettendo in crisi più di un istruttore...
Nessun dubbio invece sulle materie legate alla conduzione della gita: scelta del percorso, analisi del bollettino nivometeo, prove arva, lezioni dedicate alla neve ed al suo scivolare sconsiderato verso valle sono seguite con interesse (ed un po' d'apprensione).
Dimostrazione che evitare le valanghe è affare comune!
Chi ha messo in giro la voce che gli snowboarder sono tutti dei pazzi che staccano lastroni a ogni curva?
Mai visto invece tanto interesse per le questioni di sicurezza!
[...]
É stata una soddisfazione condividere la nostra passione ed il tempo con gente che è realmente curiosa ed appassionata e che dimostra un grande desiderio di affrontare la montagna vera con la tavola.
Vuoi mettere le belle vallette ad "U", veri half-pipe naturali, i roccioni da droppare (oddio!), i cambi repentini di pendenza dove ci si inclina fino a toccare la neve con le mani... in piena libertà, sotto gli occhi dei compagni invidiosi?[...]



Il testo integrale ed altri interessanti articoli su Montagnard. Montagnard è il primo periodico italiano di montagna a distribuzione gratuita. Puoi abbonarti comodamente on-line sul sito montagnard.net; l'ho già fatto, ne vale la pena, ma poi... quale pena se anche le spese di spedizione sono gratuite?

martedì, maggio 23, 2006

Senz'azioni

Ritualità, gesti ovvi e ripetitivi, vagamente malinconici: sostituire le termiche e smontare il portasci, lavare gli scarponi e togliere le pile dall'arva, licenziare ciaspole e piccozza, pulire i ramponi e riporre la tavola...
- Coraggio, è arrivato il momento. - Stringo gli attacchi, sento i cricchetti e... è una scintilla. La scintilla poetica:

- Senz'azioni -

Odo la piccozza fendere il gelo,
dei ramponi le punte sibilar echeggiando.
D'evanescenti cristalli sollevar l'onde,
di muta velocità la scia pennellar.

Dal freddo ululato d'un vento recondito,
avviso portar della neve l'effluvio.

Naufragar nell'incanto è sì forte desio,
ma nell'afa cocente m'è arduo vagar.

D'inospitale freddo bramo nell'animo,
di bianco intonso è il geminato nerbo.
Ma il monte ignudo del candido velo,
d'imperativa roccia oggi s'eleva.

Del verde rìgoglio l'erba è l'esordio,
del manto disciolto è l'assurdo figlio.

Non fiocchi beati né del buio la pace,
reo vituperio dell'ora il legal.

D'allergi pollini e spinosi insetti,
sì serrato s'avvia lo mesto.
D'immacolati pendii ora l'abisso,
scivolar m'è precluso senza sognar.

Non di slavine né di valanghe,
partir con criterio si mostra l'impiccio.
Sui biblici esodi dell'arso asfalto,
lo scialbo medio s'avvia a migrar.

Piluccar la vivanda per mero apparir,
del costume la prova è effimero vaglio.
Stagione d'accidia, tintarella e ciarla,
di vana sciattezza la "bella" è il piglio.

Gramo in cuor mio la lunga attesa,
del "generale" grava lo spleen.
Fanculo l'estate ed i suoi vitelloni,
di passerelle in sabot ne ho già pieni i coglioni.


- Barone Rosso -

sabato, maggio 20, 2006

Backcountry: Gran Sasso - Canale Bissolati

Una forzatura, una scommessa con noi stessi... ancora prima che una scelta dettata da spontanea volontà, ma il desiderio di ridurre al minimo la lunga parentesi estiva è troppo forte per non approfittare dell'ultimo scampolo di neve.
Il Corno Grande del Gran Sasso, con i suoi 2912 metri di altezza, è tra le poche vette predestinate per natura a conservare i rimasugli di un inverno che è ormai parte integrante di un recente passato.


Per mera preferenza personale effettuiamo "The Last Descent", come mi pare giusto chiamare la discesa di un maggio inoltrato, dal Canale Bissolati dopo aver conquistato l'accesso arrancando sulla Direttissima.

Foto di repertorio. Punteggiatura verde:salita - linea blu: discesa.

Il manto è letteralmente "sfasciato" dalle centinaia di presenze che lo hanno calpestato, l'ascesa con le rinnovate difficoltà di una neve piuttosto marcia è di fatto più vicina ad una salita alpinistica di quanto non lo fosse stata prima d'ora. Ed infatti per lo più sono alpinisti quei pochi che ci accompagnano. Di tavole... ovviamente, nemmeno a parlarne; solo "Snowbi" e l'amica s'apprestano fugaci alla loro ultima fatica di stagione.


Raggiungiamo la vetta alle 12, pochi e veloci preparativi prima di "buttarci" nel ripido inghiottitoio di 40° di pendenza. Come ogni discesa che m'appresto a compiere per la prima volta, anche quella del Bissolati scatena in me quel misto di sensazioni contrastanti meglio conosciuto col nome di adrenalina. So di una strettoia, avverto il ghiaccio iniziale, paura di trovare il canale malmesso peggio della Direttissima, il pensiero di dover risparmiare la discesa a tre alpinisti poco più in basso... eppure la voglia di surfare su ripido accanto a torrioni di roccia, concentrarsi per una sola curva, toccare con mano la parete quando si è in lamina front sono indiscutibili dettagli di una pratica divenuta ormai droga.


La strettoia è larga quanto la mia tavola di traverso, il ghiaccio ed alcuni sassi precipitati dall'alto ne rendono il passaggio abbastanza difficoltoso.
Dopo l'uscita però tutto sembra cambiare, spazi più ampi e firn fortunatamente liscio e gradevole alla lamina.


La fine delle tensioni lascia spazio al puro divertimento. Forse lo neghiamo entrambi, ma la consapevolezza dell'ultima discesa dona ad ogni curva, ad ogni singolo movimento, un sapore di una intensità tale che sono sicuro, alimenterà fortemente i ricordi per tutta la durata dell'imminente estate.


Ambiente selvaggio e suggestivo ma ahimè, breve... dannatamente succinto nel mostrare la folgorante bellezza dei suoi 400 metri di dislivello.


In un batter d'occhio sfociamo nella parte bassa lasciandoci alle spalle l'estremo baluardo d'un contrastato e prolifico inverno. L'impressione è d'aver vissuto un miraggio, un momento effimero alquanto incongruo nella calura che soffoca le valli, ciononostante pienamente soddisfatti ed assolutamente pregni di gioia.


"Last Descent", ed è già penetrante malinconia...

lunedì, maggio 15, 2006

Cambio Nick

E c'è bisogno d'aprire un post per una fesseria del genere?
Beh, "Powder" è stato semplicemente il frutto della necessità impellente di trovare uno user in fase d'iscrizione a questo blog. Seppur significativo nel suo ambito prettamente nivologico non è che fosse tanto esclusivo, anzi... direi alquanto inflazionato.
"Barone Rosso" invece ha una spassosa storia tutta sua:

C'era una volta il piccolo Powder. Powder, che aveva 40 anni ma era comunque piccolo, voleva attraversare una montagna ma non trovava mai amici snowboarder geneticamenti disposti al masochismo più efferato. Così, per incanto, si unì ad un gruppo di sciatori i quali l'accolsero a braccia aperte. Quando finalmente coronò il suo sogno calpestando le tondeggianti cime imbiancate, l'attrezzo atipico trasportato orizzontalmente sullo zaino, destò nella comunità dei due legni affettuosa ilarità. L'allegoria con un arnese volante della prima guerra mondiale nacque spontanea e da "pilota killer" il passo fu breve...
Il resto della divertentissima storia è
qui.
E vissero tutti felici e contenti.

sabato, maggio 13, 2006

Backcountry: Majella - Canalino intermedio


Tra i tanti canali del versante ovest della Majella, il Canalino intermedio è l'accesso più ripido e probabilmente più bello per accedere al Monte Amaro. L'appellativo pressoché anonimo dovuto alla posizione centrale tra le classiche e blasonate "Rava del Ferro" e "Ravone della Vespa" non rende giustizia alla sua magnificenza. Lo stesso diminutivo "canalino" è per me fuori luogo. Per lo più considerato via di discesa, in questo 13 maggio siamo solo in quattro ad effettuare l'ascesa sulle ultime nevi primaverili: noi due ed un paio di alpinisti poco più in basso.


Grandiosa salita su ghiaccio ed entusiasmante discesa su ottimo firn, sono gli ingredienti di una giornata che si conquista di diritto, uno dei posti più belli nella miscellanea di ricordi snowboard-alpinistici.
M'è difficile raccontare di sensazioni senza ripetermi, m'è arduo tradurre in versi emozioni di una profondità abissale. Lascio alla multimedialità tecnologica del nostro tempo, il compito di trasmettere impressioni dal gusto recondito, di un sapore assolutamente atavico.

Se hai l'adsl, ti scongiuro... guardalo! mi son fatto il culo fino alle due di notte per tentare di ottenere un risultato degno del suo nome! :)))

domenica, maggio 07, 2006

Backcountry: Sirente - Canale Maiori

"a sinistra, secondo me è a sinistra",
"porc... non si trova sto cavolo di canale",
"un po' più a destra, forse ancora un po'..."
No, non stanno orientando la parabola alla ricerca di un canale televisivo, il canale in oggetto è in realtà un profondo solco che incide letteralmente il versante nord del Sirente interrompendone vistosamente la continuità. Il fitto intreccio di verdi fronde però non consente di guardare oltre se non a piccoli frammenti. Così capita che quel bianco intravisto tra il fogliame non è come si credeva, neve, ma forse nuvole o magari luce, chissà... tutte le ipotesi sono plausibili. Nemmeno il tempestivo ricorso ad uno degli strumenti più antichi d'orientamento è d'aiuto.
Ma i "Fantastici Quattro", forti dei loro super-poteri e dotati di una cospicua dose di quella buona sorte meglio conosciuta col nome di "culo", riescono finalmente a guadagnare uno slargo privo di vegetazione.

Il canale Maiori è di fronte a loro, appare immensamente grande ad una vista impigrita da un'ora di bosco; per toccarne però la prima neve i "Fantastici Quattro" dovranno superare la prova più dura:
venti minuti di fitta ed intricata via fatta di rami, rametti e ramoscelli, durante i quali qualcuno si è sentito Rambo ma tutti all'unisono apparivano, agli occhi di chi non aveva sbagliato sentiero, scaltri Vietgong disposti a tutto pur di guadagnare la discesa dall'accesso sommitale.

Le nuvole vanno e vengono (in realtà più vengono e meno vanno), in alcuni momenti si gronda di sudore, in altri lo stesso si ghiaccia sulla pelle. Nulla però arresta l'impresa degli unici supereroi in snowboard. Uno di loro in particolare, per rimediare al gioco repentino della temperatura, tira fuori il meglio della tecnica alpinistica indossando e togliendo continuamente dalle spalle un grigio mantello marchiato Millet.

             

Si fermeranno solo per una breve sosta rifocillatrice prima dell'attacco finale. Nel frangente, riescono persino a placare, per un breve lasso di tempo, un abbaio reiterato che echeggia tra le alte quinte di roccia, fornendo al fautore quadrupede piccoli assaggi del lauto pranzo. L'onomatopeico nome riportato sulla targhetta del collare è, a giudicare da come accaparra mortadella, quanto di più azzeccato si potesse trovare: "Slurp".



In 4 ore circa concludono la salita, inizia a scendere qualche pallino di neve (è il 7 maggio!), ma tre di loro, non ancora pienamente soddisfatti decidono di raggiungere uno dei canalini non tracciati ancora più in alto. Attacco che innalzerebbe notevolmente la loro natura extraterrena dalla noiosa mediocrità dell'accesso umano. Momenti di pura adrenalina conquistati con molte gocce di sudore, attimi che difficilmente svaniscono dalla stretta cerchia dei ricordi più intensi.

Il resto della discesa segna la fine della gloriosa impresa e forse la conclusione della stagione 2005/2006. Un grazie infinito ai riders della west-cost con i quali ho vissuto l'indimenticabile giornata. Amici così lontani geograficamente eppure così vicini nel condividere la grande passione per la tavola da neve... i "Fantastici Quattro":

da sinistra verso destra: La Cosa (ha divelto mezzo bosco pur di crearsi un varco), La Donna Invisibile (nessuno si è accorto che c'era una donna nel gruppo) , La Torcia Umana (ha spiccato un volo spaventoso - per lui - su un salto naturale) e Mister Fantastic (Intelligenza suprema grazie alla quale si è trovata la retta via).

sabato, maggio 06, 2006

Backcountry: Majella - Rava della Vespa

Ho notato strani sguardi, già... quando il 6 maggio mi hanno visto viaggiare con lo snowboard sul tetto della macchina. Transitando per i piccoli paesi sono stato addirittura indicato da un tizio in shorts ed infradito!

Deduco, dai loro sguardi, la reputazione che sono riuscito a conquistare: folle, scemo o chissà cosa; eppure, nonostante gli alberi in fiore, gli uccellini cinguettanti, i 20 e passa gradi di una primavera prepotentemente esplosiva sono riuscito a trovare, da 2793 a 2600 metri circa, un fondo fantastico frutto di una recentissima nevicata. Nevicata che ha donato altresì al paesaggio la bianca sfumatura ovattata tipica dell' inverno più inoltrato. Una magia, quella della "montagna madre", che più volte mi ha lasciato incantato.

Oggi, abbandono la retorica scritta per lasciare il ricordo dell'eccezionale session backcountry ad un breve, brevissimo cortometraggio.
Mancano ahimè, le scene più impegnative della discesa lunga la rava. Non possiedo una helmet-cam ed ho preferito godere in tutta libertà degli oltre 1300 metri di dislivello assolutamente unici per il periodo, sperò però che i 90 secondi del filmato possano comunque trasmettere un minimo delle emozioni provate.




Sul video è scritto "fine", ma la mia stagione in snow non è ancora finita... :)

martedì, maggio 02, 2006

First Descent

Tante, troppe analogie per non provare un certo legame nei confronti di questo film.
- Tratta di snowboard, e questo di per sé dovrebbe essere già tutto.
- Esce nelle sale americane il 2 dicembre 2005; un giorno qualsiasi che, guarda caso, è l'anniversario della mia nascita.
- Shawn Farmer, leggenda vivente dello snowboard è tra i protagonisti... ha 40 anni, vecchio come me (anche se riesce a fare ben altre cose).
- Lo vedo cazzeggiare per una frazione di secondo in sella ad una cromata Harley-Davidson, addirittura cavalcando il mio stesso modello.
- A sorpresa, riconosco nella colonna sonora i suoni dei Foo Fighters, band che accompagna gran parte dei miei spostamenti in auto quando vado e torno dai monti.

L'impressione estremamente positiva che ho avuto guardando il film è forse dovuta a queste affinità del tutto personali ma devo ammettere che, anche ad una seconda valutazione meno dettata dal trasporto emotivo, non sono riuscito a provare quelle sensazioni di noia e ripetitività tanto paventate da certa stampa americana. Al contrario, sono già all'opera per acquistarne una copia originale, possibilmente in italiano (se avete qualche info comunicate! grazie) .

Definirei il lungometraggio un "documentario spettacolare". Si parte infatti dal lontano esordio dello snurfer datato 1965 e dalla prima discesa ("first descent" per l'appunto) di Jake Burton per approdare all'attualità dei giorni nostri passando per i momenti più cruciali della storia dello snowboard. Dai primi snowparks al primo riconoscimento olimpionico, nulla viene trascurato. Punti di vista , opinioni e commenti sono opera di protagonisti d'eccezione; dagli astri nascenti: Shaun White e Hannah Teter , rispettivamente 18 e 17 anni, alla vecchia e rispettabilissima guardia: Terje Haakonsen, Nick Perata ed il già citato Shawn Farmer (30, 39 e 40 anni).

Collante e trama della fucina d'informazioni audio-visive è naturalmente il freeride con sequenze mozzafiato girate a Valdez (Alaska) dove i 5 pro, così diversi per generazione ma così bene amalgamati dalla passione, affrontano in freeride le discese più estreme.
É banale affermarlo, sono queste le scene che più mi hanno emozionato; in particolar modo: i lunghi attimi di esitazione di Terje nell'affrontare un pericoloso passaggio fuoripista ed una valanga di dimensioni mostruose che lascia incredibilmente indenne il rider che la scatena.

Fotogrammi salienti scelti e catturati dal sottoscritto:


Il film è privo di effetti speciali, non si serve di controfigure (ma chi si sarebbe prestato?). É insomma girato maledettamente bene nella sua genuinità. Se non l'hai ancora visto visita il sito ufficiale e, se la connessione te lo permette, sparati il trailer in alta risoluzione sul sito Apple.

Ho ancora la pelle d'oca, chi viene con me in Alaska?
rispondete dopo aver visto il film ;)