:: Elucubro ::

venerdì, aprile 22, 2005

Backcountry - Majella, La Rava del Ferro

Le mie spalle oggi fanno invidia a Rosolino, le braccia hanno bisogno solo di un paio di ancore tatuate per essere confuse con quelle del simpatico Popeye. Eh sì, a fare snowboard talvolta capitano strane cose. Avrei potuto titolare "Non solo gambe" o un più appropriato "Tecniche alternative di conduzione"... ma andiamo per ordine.

Venerdì 22 Aprile, dopo un rapido sguardo alla situazione meteo, in barba al lavoro, decidiamo di sfruttare la recente nevicata in uno scenario per noi assolutamente nuovo: quella rava scolpita sulla Majella il cui nome, "del Ferro", contribuisce ad alimentare in me la percezione di angolo crudo e selvaggio.

Lasciamo la vettura a pochi passi dalla statale e ci incamminiamo sulla strada ancora innevata per la località Lama Bianca.

Alcuni cartelli stradali fanno capolino dalla neve e ci rammentano che quello che stiamo percorrendo non è un comodo sentiero attraverso il fitto bosco, ma una vera e propria carreggiata percorribile in auto nella bella(?) stagione. Passeggiamo piacevolmente nella vegetazione per un'ora e mezza osservando fresche tracce di animali e godendo dell'immancabile, assoluto silenzio ovattato che solo la montagna sa regalare.
Il confine è netto: terminata la boscaglia , l'imponente e stretto imbocco del canale con le pareti spolverate di fresco appare davanti a noi come un miraggio.

Mi dico "Per la Majella!" (mai esclamazione fu così appropriata), "non immaginavo che le Dolomiti fossero così vicine!".
Una vecchia valanga coperta da dieci centimetri di neve polverosa è il nostro tappeto d'invito all'irta salita.

Il sole ancora relativamente basso traccia lunghe ombre sulla neve accentuando la pendenza. La neve caduta da poco rende tutto il paesaggio circostante incredibilmente invernale; una vera fortuna, considerato che durante tutto l'inverno il pericolo valanghe nel canale è piuttosto alto ed è quindi difficile osservarlo in queste condizioni.

La rava s'inerpica sinuosamente alternando stretti passaggi ad ampi spazi.

Tutt' intorno grandi rocce a ricordare l'immensa potenza della montagna.

Dopo tre ore dalla fine del bosco guadagniamo finalmente l' uscita in vetta, ma una fitta nube inibisce totalmente la visuale sull'ambito panorama. La stessa discesa è di fatto invisibile tra la neve che si confonde con la nebbia alterando prospettive ed orientamento. Ne approfittiamo per rifocillarci, speranzosi che qualcosa di bello deve per forza accadere. Dieci, quindici, forse venti minuti... e la magia s'avvera: un timido venticello spazza via in pochi secondi l'opalescente barriera consentendo di individuare dall'alto la via del ritorno.

Il manto è gradevole sotto la lamina, unico difetto: un tantino pesante; ma alla fine di Aprile non pretendiamo l'impossibile! Va benissimo così!

Enormi rocce delimitano inequivocabilmente le nostre possibilità di discesa, che rimangono comunque tracciabili su superfici estese, almeno in questa prima parte dei 1000 metri di dislivello.

Prima della strettoia, ci consentiamo un'ultima sosta strategica per dare meritata tregua ai muscoli che non sono decisamente nello stesso stato di quando si sale in seggiovia. Un paio di minuti e via di nuovo verso quel tratto che sembra essere il più impegnativo.

In questa sorta di canyon il contatto con la montagna è totale, la senti vicina; surfandola diventa un po' anche tua!

É bellissimo essere con la nostra tavola in questo remoto scorcio di Majella di tanto assoluta, quanto diversa bellezza.

L'adrenalina dell'ultimo tratto lascerà purtroppo spazio ad una sottile amarezza per la fine di quel divertimento godurioso che avrei preferito interminabile.

Come tutte le belle cose, anche per oggi è finita. Anzi no, peggio! abbiamo ancora un'ora e mezza di sentiero quasi pianeggiante da percorrere!

Non c'è alcuna volontà da parte di entrambi di calzare nuovamente le ciaspole, la soluzione è sotto i nostri occhi... il piede posteriore sganciato, le bacchette ancora allungate, è scontato: Ci spingiamo per quattro lunghissimi km, come improbabili gondolieri della neve, assurdi praticanti dell'inesistente disciplina dello snowboard da fondo. Impiegheremo molto meno tempo ma... Ah! quanto avrei voluto le spalle di Rosolino e le braccia di Popeye!