:: Elucubro ::

lunedì, febbraio 27, 2006

Palle perfette

Venghino siniori e siniore, venghino! Ecco l'invenzione che sta cambiando il modo di divertirsi in montagna, l'idea regalo che avete sempre sognato, il dono che vorreste ricevere! oggetto d'indiscussa necessità, la trovata mondiale al cui cospetto le catene da scarpe impallidiscono dietro un'alone di scontata banalità ! Non sono palle qualunque quelle che vi racconto, non palle di destra, non palle di sinistra e nemmeno palle di centro! parliamo del non plus ultra delle palle, provare per credere!

I connotati, siniori! ascoltate!:
- Palle sempre perfette ! (Giotto vi fa una pippa)
- Fino a 60 al minuto ! (Manco un M16)
- Mai più mani bagnate e fredde! (Che sollievo)
- Mai più guanti inzuppati ! (Era ora)
- Palle che si disintegrano al contatto e non danneggiano come le palle fatte a mano! (la prima, vera risposta alla 626)

Cambia la tua vita! clicca qui!

giovedì, febbraio 23, 2006

Montagna = Libertà (?)

Montagna è uguale libertà. L'ho sempre pensato, c'ho sempre creduto. La sensazione di libertà è immanente di determinati luoghi. Qualcosa di atavico, dimenticato in qualche gene, resuscita irrefrenabilmente in me ogni volta; quando osservo incantato svettanti campanili di roccia così come quando meravigliato, ammiro i fiocchi di neve scendere danzando, o come quando sgombro di pensieri, surfo sterminate distese di bianchissima neve. É un mondo primitivo, in cui ci si muove liberi. Freeride per l'appunto, cavalcare senza regole se non quelle imperative di madre natura.

É per tutto questo, per un non meglio definito turbinio trepidante d'intense emozioni che ho smesso a poco a poco di frequentare i divertimentifici, i caroselli di piste, i luna park della neve o chiamateli come volete... Oggi osservo - fortunatamente! - dall'esterno e resto sempre più colpito da quanto sta accadendo: convivenze problematiche in spazi troppo stretti in cui qualcuno ha energicamente pressato, illudendo con dati chilometrici e portate orarie, molti appassionati; in cui qualcuno ha deciso che è lì la montagna da vendere, a piccoli pezzi su banda magnetica... ed in cui crede di porre rimedio adattando la sua incongrua legge fatta di articoli ed emendamenti.
Inevitabile quindi il minaccioso approdo di sanzioni pecuniarie - e non - nei resorts sciistici. Non ne parlano le fonti ufficiali, troppo impegnate a raccontare - in un coro noiosamente amalgamato - dei fratelli Schoch e delle alterne vicende di Corinna Boccacini ed Isabella Dal Balcon; non ne parlano nemmeno i portali dedicati, forse per conservare un legittimo tono d'imparzialità, ma il potere di internet è grande ed ogni singola voce diviene un mattoncino di un muro che eleva alto il suo disaccordo.

Da Passolanciano a Campo Felice passando per Ovindoli dove il "colpevole", reo d'aver "effettuato un salto in prossimità di un cannone sparaneve", allerta mostrando il suo "verbale d'illecito amministrativo" appena contestato. Grande eco ha suscitato e continua a suscitare il leash obbligatorio, se ne parla tanto: qui , qui , e qui , tanto per citare qualche fonte. Scrutando poi tra le mille righe della legge regionale si scopre altresì che non è solo vietato frequentare una pista senza leash, ma che è vietato accedere in snowpark senza casco, che è vietato risalire una pista a piedi, che è vietato farlo anche con gli sci, che è vietato accedervi in ogni modo fuori dagli orari prestabiliti, che è vietato in certi casi anche il fuoripista, che è vietato assumere traiettorie rettilinee, che è vietato il sorpasso parziale di classi d'insegnamento, che è vietato assumere posizioni incompatibili con l'andatura turistica degli altri utenti, che è vietato introdurre animali domestici... per favore, basta.

Non voglio discutere su questa o quella norma, ognuna a suo modo condivisibile o meno. Ho già preso le mie decisioni disertando sistematicamente alcuni comprensori, almeno quelli che tendenzialmente si sentono in dovere di applicare alla lettera ogni singolo articolo trincerandosi dietro un atteggiamento da discutibili tutori dell'altrui sicurezza.
Voglio capire invece perché, a monte di questo sterile legiferare che ha l'unico vantaggio di arricchire le casse di chissà quale ente, non v'è lo sforzo di divulgare una buona cultura del turismo montano, sia esso invernale che estivo; non v'è sensibilizzazione al rispetto dell'ambiente ed alla propaganda del rispetto reciproco e della convivialità; del perché la stessa regione latita vergognosamente nella doverosa opera di diffusione delle norme da essa stessa emanate, del perché ancor prima di imporre una rigida ottemperanza delle regole non c'è impegno a produrre sana e redditizia prevenzione... affinché si possa viver sereni e spensierati uno strafottutissimo giorno di pura e meritata libertà.

Forse il mio è uno sfogo altrettanto sterile (o magari finisce che convinco qualcuno e mi dò alla politica eh,eh,eh), ma voglio citare anche qualche stralcio autorevole, non esplicitamente riferito al fatto in questione, scritti però da chi la montagne la vive, da chi VIVE per la montagna. Le frasi che seguono, seppur tratte da editoriali risalenti al 2002, sono dannatamente attuali se non addirittura profetiche:

...Qualcuno vorrebbe farci credere che la neve è un bene prezioso per la montagna, una "risorsa" economica. Il carburante di un business fatto di aziende che producono, vendono e guadagnano sulla neve e con la neve. Qualcuno vorrebbe farci credere che la neve è affar loro. Snow Business. Neve programmata e da programmare. Neve liscia, fresata e compattata, lavorata come materia. Neve a comando, come e quando vogliono i "signori della montagna". Quelli che si sentono i padroni della neve perché ci vendono i loro prodotti, i loro servizi o le loro cose superflue a cui non sappiamo rinunciare quasi più.E invece no. La neve è roba nostra. La neve arriva per tutti. Libera e indipendente. In un mondo fatto di programmazione e di omologazione universale, godete pensando all'idea che ci sia ancora qualcosa che nessuno può governare. La neve è una delle ultime libertà di cui disponiamo. Sorridete se la neve arriva fuori tempo. E' perché è ribelle che fa così. E' per ricordarci che siamo liberi che il cielo ci regala la neve.
[...]
Forse voi non avete ancora capito, ma è in gioco la possibilità di continuare a sciare liberi, di andare sulle montagne come e quando vogliamo. Con rispetto, ma liberi. È in gioco la nostra stessa libertà, ma ciò che è più grave è che il potere di decidere del nostro futuro è nelle mani di chi di freeride non ne capisce proprio niente. Politicanti, giornalisti, amministratori, federazioni sportive, associazioni di categoria, aziende e commercianti. Mentre eravate in giro a sciare vi siete dimenticati di pensarci, ma purtroppo noi non siamo rappresentati adeguatamente in nessuna di queste categorie.Siamo messi molto male; se non ci diamo una sveglia saremo destinati ad essere rinchiusi in riserve come bestie. Ghettizzati. La libertà di ciascuno, dicevano a scuola, finisce dove comincia quella degli altri. Oggi non basta più. La libertà di ciascuno finisce nel cesso se nessuno si prende in prima persona la briga di farla rispettare. C’è gente in giro che non sa rispettare la libertà degli altri e se ne vanta. Tocca a ciascuno di noi ora fare qualcosa di utile. Avanti!
(Emilio Previtali)

Meditate amici... meditate.

sabato, febbraio 18, 2006

Backcountry - Il Monte Amaro

Monte Amaro, luogo isolato e selvaggio, forse il più magico della Majella. Paesaggi lunari in estate; impressionante, bianca ed infinita staticità in inverno. Dove sole accecante, venti fortissimi e bufere improvvise contribuiscono a dare tante di quelle sfaccettature che ogni volta è diverso, mutevole, eppur sempre maledettamente affascinante. Non di rado mi capita di leggere, nei racconti di chi ha avuto la fortuna di visitarlo, delle sensazioni intense e contrastanti che riesce a trasmettere. Posso confermare tutto, compreso quel desiderio latente di voler tornare ad asserci, una sorta di mal d'Africa, un appuntamento periodico da non mancare e del quale s'avverte irresistibile richiamo. Personalmente credo di essermene innamorato, tanto è la gioia che provo ogni volta che le mie gambe stanche tornano a calpestare quell'immenso pianoro di sfasciumi di roccia che è il punto più alto della Majella (2793 m).

Benché abbia approfittato di una parentesi simil-primaverile dovuta allo Scirocco e di un manto abbastanza stabilizzato, è la mia prima volta quassù in pieno inverno. Il tentativo di raggiungere il rossiccio igloo metallico situato poco sotto la croce sommitale è purtroppo fallito per due dei rider che m'accompagnavano a causa di un malaugurato strappo muscolare e del tempo irrimediabilmente tiranno. L'ultimo contatto radio con loro è ad un'ora dalla vetta, quando mancano circa trecento metri di dislivello; pochi ma di non trascurabile importanza: è qui che il Monte Amaro tiene alto il suo nome e guarda caso, lo fa ogni volta. In inverno come in estate, tutte le volte che m'è capitato d'avvicinare la cima.

Il debole venticello che ci aveva accompagnato per tutta l'erta della Giumenta Bianca, qui si trasforma in raffiche impetuose che destabilizzano. La neve, fino a poco prima compatta e portante diviene insidiosa. Cinque, forse dieci centimetri di neve ventata coprono uno strato di durissimo ghiaccio. Scivolo una prima volta, mi tiro su aiutandomi con la piccozza, due passi e sprofondo, sono di nuovo in piedi e decido di addolcire i traversi. "Va bene, va bene... ti rispetto" - pronuncio mentalmente - "ma tu fammi salire ok?". Di lì a poco, scivolo nuovamente, perdendo almeno quattro metri di faticosa ascesa. Mi volto indietro per cercare d'avvistare i miei compagni, la loro presenza m'incoraggerebbe, sarebbe d'aiuto, ma non li vedo.

Ancora carponi osservo la superficie liscia sulla neve frutto della mia scivolata e sento d'aver perso la dignità; m'accorgo d'avere, come un cane, la lingua completamente fuori e che il naso non riesce più a filtrare l'aria a sufficienza. "Devo farcela" continuo a dirmi, mentre vento e granella ghiacciata continuano a colpirmi le guance, ormai le uniche parti del mio corpo ancora scoperte. Vedo la croce, è sempre più vicina. Inizio a pregare, mentre la mia progressione si fa lentissima. Vorrei calzare i ramponi, ma come spesso accade desisto erroneamente, convinto di riuscire senza. Oltretutto con questo vento sarebbe rischioso poggiare sulla neve qualsiasi oggetto, ho già perso una bacchetta per una sciocca distrazione e non voglio bissare in mancanza di un adeguato riparo.

Forse le preghiere, forse la volontà di arrivare... fatto sta che d'un tratto un potente e freddo vento da sud inizia a spingermi in alto premendo sullo snowboard ancora in spalla. Non riesco a crederci! mi sembra di volare! abbandono i traversi per proseguire diritto verso l'alto addirittura appoggiandomi indietro per contrastare! Penso a qualcuno, a Qualcuno che mi ha ascoltato, la sensazione è d'avere un forte sostegno soprannaturale. Arrivo sorridente a pochi passi dalla croce, vorrei fotografarla ma mi accorgo che è impossibile! non riesco a fermarmi sulla superficie che adesso è pianeggiante. La tavola ora è una scomoda vela, è di troppo, ma non posso liberarmene senza perderla.

Così, ancor prima di finire chissà dove mi butto a terra a volo d'angelo, riesco ad immortalare il simbolo religioso da dietro dopo aver preso, con piglio da buon fante datato "sesto '87", un "passo di leopardo" di militaresca memoria. Con lo stesso passo guadagno riparo appena al di sotto sul versante opposto ed aggiro lato nord il bivacco per poter accedervi. La porta del provvidenziale rifugio è piccolissima, bassa e stretta. Non riesco ad entrare equipaggiato come sono ed il vento sempre fortissimo m'impedisce di liberarmi della zavorra. Ho un lampo di genio: conficco la piccozza con forza sulla neve ed ancoro, uno alla volta, tutti gli oggetti che mi sono d'impiccio. Finalmente dopo un po' riesco a mettere me e chincaglieria varia al riparo. Le foto non rendono l'idea della situazione ma basta soffermarsi un attimo sulla galaverna che avvolge il rifugio e la croce per capire senza ombra di dubbio quanto sta accadendo.

Sdlangh! alla chiusura della porticina noto un silenzio esagerato e fuori luogo; la neve che copre all'esterno buona parte della costruzione è un ottimo isolante acustico.
"Bene" - penso - "metto in ordine le idee", provo a comunicare con gli amici: dalla radio non ricevo risposta ed il segnale gsm è assente. Sarà un'attesa vana la mia, non arriveranno. Nel mentre, firmo il libro degli ospiti; mi accorgo di essere l'unico oggi e che ieri mi ha preceduto un tedesco (almeno credo!). Mangio un panino a mani nude in cinque minuti; l'esposizione è sufficiente per farmi perdere sensibilità al mignolo destro. Non so qual è la temperatura all'interno del Pelino ma le nuvole di vapore che si materializzano ad ogni boccone sono significative del freddo che sto sopportando.

Attendo ancora un po' ed ammazzo il tempo concedendomi un'autoscatto che mi trova impreparato, distratto da un rumore che sembra provenire dall'esterno. Purtroppo è solo ghiaccio che cade, degli amici nemmeno l'ombra.
Decido quindi di ripartire scivolando in snowboard, li trovo poco più in basso, in ottima forma ma un po' sconfortati. Hanno già preso la decisione di avviarsi alla piacevole discesa ed io sarò con loro. Non riesco a spiegarmi l'enorme differenza climatica in soli duecento metri, ma ormai è fatta... c'è ottima visibilità ed ancora 1300 metri di discesa sulla rava della Giumenta Bianca!

Surfiamo di tutto, dal ghiaccio alla neve ventata, da un insolito firn di febbraio alla "colla" dell'ultimo tratto. Ma è tutto piacevole quando lo si guadagna a fatica.

Scatto foto a iosa, il mio forse è anche un modo per attenuare i sensi di colpa per essere stato l'unico a completare la session backcountry.

Ci fermiamo di tanto in tanto per dare tregua alle gambe ed eruttare commenti positivi a ruota libera.


Ne approfitto ancora incuriosito per sbirciare quanto sta accadendo in alto, è incredibile... sprazzi di sereno e momenti di nebbia assoluta si susseguono velocemente, il vento in quota deve essere ancora molto forte. In definitiva è inverno legittimo, mentre oltre metà discesa il cinguettio di qualche uccello annuncia una falsa primavera.

Liberiamo i cricchetti davanti al portellone della macchina. C'è molta soddisfazione in ognuno di noi anche se so... che qualcuno ha già un tarlo insediato nell'anfratto più recondito dell' animo e torneremo di nuovo, ne sono fortemente convinto.

Altre uscite sul Monte Amaro: link1, link2

giovedì, febbraio 16, 2006

Il prossimo anno

"Il prossimo anno inizio".
"Giuro, a settembre compro tutta l'attrezzatura".
"Adesso siamo già a metà stagione, se ne parla l'anno prossimo".

Ecco, queste ed altre simili sono le frasi che mi capita di ascoltare dialogando tra appassionati e non.
Taluni vicini al primo approccio con lo snowboard: sentono parlare gli amici entusiasti, avvertono che c'è qualcosa di positivo, di molto divertente, si sentono in definitiva fortemente attratti.
Altri invece, rider datati, seguendo le mie orme di qualche anno fa, iniziano a capire che c'è qualcosa che viene meno, che c'è bisogno d'altro. É un momento critico, il punto in cui non trovi più mordente in quello che fai ed in cui hai bisogno di una potente spinta d'energia per cambiare le abitudini consolidate.

Ascolto volentieri le domande sul backcountry: split o scietti piuttosto che ciaspole, arva digitale o analogica, valanga o slavina, gps, bussola, abbigliamento ed equipaggiamento...

É bello condividere una passione, forse è necessario per tenerla in vita (significativa la preda del pescatore che è sempre più grande). Altrettanto importante per me è notare tanto di quell' interesse ed impeto negli occhi dell'ascoltatore, da illudermi in una immediata ed assoluta conversione, ma tant' è: la delusione arriva puntuale alla pronuncia delle parole di cui sopra.

A costoro, assidui seguaci del rimando, voglio dedicare un pensiero autorevole (non mio chiaramente!), poche righe ma significative e ben scritte:

"Siamo convinti che la nostra vita sarà migliore quando saremo sposati, quando avremo un primo figlio o un secondo. Poi ci sentiamo frustrati perché i nostri figli sono troppo piccoli per questo o quello, e pensiamo che le cose andranno meglio quando saranno cresciuti. In seguito siamo esasperati per il loro comportamento da adolescenti.

Siamo convinti che saremo più felici quando avranno superato questa età. Pensiamo di sentirci meglio quando il nostro partner avrà risolto i suoi problemi, quando cambieremo l'auto, quando faremo delle vacanze meravigliose, quando non saremo più costretti a lavorare. Ma se non conduciamo una vita piena e felice ora, quando lo faremo? Dovrete sempre affrontare delle difficoltà di qualsiasi genere. Tanto vale accettare questa realtà e decidere di essere felici, qualunque cosa accada. Una delle mie citazioni preferite ha per autore Alfred Souza: "Per tanto tempo ho avuto la sensazione che la vita sarebbe presto cominciata, la vera vita! Ma c'erano sempre ostacoli da superare strada facendo, qualcosa di irrisolto, un affare che richiedeva ancora del tempo, dei debiti che non erano stati ancora regolati, in seguito la vita sarebbe cominciata. Finalmente ho capito che questi ostacoli erano la mia vita."

Questo modo di percepire le cose mi ha aiutato a capire che non c'è un mezzo per essere felici, ma che la felicità è il mezzo. Di conseguenza, gustate ogni istante della vostra vita, e gustatelo ancora di più perché lo potete dividere con una persona cara, una persona molto cara per passare insieme dei momenti preziosi della vita, e ricordatevi che il tempo non aspetta nessuno. E allora smettete di pensare di finire la scuola, di tornare a scuola, di perdere 5 kg, di prendere 5 kg, di avere dei figli, di vederli andare via di casa. Smettete di aspettare di cominciare a lavorare, di andare in pensione, di sposarvi, di divorziare. Smettete di aspettare il venerdì sera, la domenica mattina, di avere una nuova macchina o una casa nuova.

Smettete di aspettare la primavera, l'estate, l'autunno o l'inverno. Smettete di aspettare di lasciare questa vita, di rinascere nuovamente, e decidete che non c'è momento migliore per essere felici che il momento presente. La felicità e le gioie della vita non sono delle mete, ma un viaggio.

Lavorate come se non aveste bisogno di soldi.
Amate come se non doveste mai soffrire.
Ballate come se nessuno vi guardasse."


[Daisaku Ikeda]

mercoledì, febbraio 15, 2006

Virus Olimpici

Circolano via e-mail inviti gratuiti di dubbia natura per i Giochi Olimpici di Torino 2006. L'oggetto della mail, nelle sue possibili varianti, fa esplicito riferimento all'edizione Italiana delle olimpiadi invernali:
- "2006 Winter Games in Torino"
- "2006 Torino Winter Games FREE Tickets "
- "Free Olympic Tickets Lottery!

Al solito, per i rompiscatole della rete, ogni occasione è buona per infettare potenziali vittime e Torino 2006 non poteva essere ignorato. La mail invita ad aprire un allegato ZIP. Non fatelo e cancellate tutto.

Info sul worm

lunedì, febbraio 13, 2006

Successi sportivi e toponomastica

In un mio precedente post fantasticavo sul plagio che il bombardamento media/olimpiadi può perpetrare ai danni di un'utenza vogliosa di neve. Mi accorgo ahimé, leggendo sul forum di snowboardplanet, che le cose vanno ben oltre! Dopo lo spettacolare successo di Shaun White (Team Burton) la cittadina di Bardonecchia s'è vista costretta a discutere la sua stessa denominazione.
Non più Bardonecchia ma un più attuale e pertinente Burtonecchia !!!

Inconfutabile prova dell'avvenuta variazione è sul sito ufficiale Burton.

Temendo una correzione provvidenziale del webmaster (effetti collaterali dei referrers) ho conservato anche una cattura a video:
Beh, ci si vede al Bar... al Bar Ton :)))

domenica, febbraio 12, 2006

Effetto Olimpiadi

Non sono attratto dall'agonismo; digerisco a fatica cronometri, giurie, numeri e pettorali. Ho, in sostanza, un approccio più esistenziale ed attivo con la tavola da neve. Non lo ritengo un pregio né un difetto. Semplicemente è così, punto. Mi capita però di percepire nell'aria l'effetto mediatico di Torino 2006. Televisioni, giornali e siti web pregni d'immagini di snowboarder in azione... non raccontano solo di vittorie, come è lecito pensare, ma anche di sconfitte e delusioni. L'interesse in definitiva è totale. Google, il potente motore di ricerca, utilizza addirittura half-pipe e snowboard su uno dei sui loghi a tema.


S'avverte insomma un cambio di direzione. Lo snowboard non più considerato improvvisazione e mero stile di vita d'avventati pazzoidi, ma sport conclamato a tutti gli effetti. Il termine "tecnica", un tempo non troppo lontano puro appannaggio di tutte le altre discipline invernali, mai come oggi è stato utilizzato al fianco della parola "snowboard" e del suo contesto.

L'effetto mediatico Torino 2006 funziona benissimo in tal senso, coltivare conoscenza nei terreni più pigri, divulgare, insegnare... l'avverto nel piccolo mondo che mi circonda. Esperienze personali ma significative:


- C'è qualcosa di positivo:
I miei colleghi di lavoro, tutto "reality show" e "calcio della domenica", mi fermano lungo i corridoi per chiedermi se ho visto quella cosa lì. Sì, insomma, - cito testualmente - quella "specie di canale" dove quelli con la tavola escono fuori e fanno "le acrobazie". Mi chiedono: "ma anche tu fai quelle cose?". Dovrei stare a spiegare loro che non sono esattamente in età adatta per darmi all'agonismo, che quelli che "escono con le tavole dalla specie di canale" sono come dire, "solo" dei campioni a livello mondiale ("pro" sarebbe azzardato), che.. che... che... ma rispondo: "sì, più o meno". Loro sono contenti, si son fatti un'idea di quel tipo strano che non sa un fico secco di Inter e Grande Fratello. E la sua vita oscura, quella al di fuori del mero contesto professionale, non è mai stata così illuminata come oggi. Almeno credono.

- C'è anche qualcosa di negativo però:
Il mio piccolo comprensorio abituale non è mai stato preso d'assalto come in questo ultimo weekend. Auto, pullman e tanta di quella gente che nemmeno le vacanze di Natale più innevate ricordano. Principianti allo sbaraglio, gasati del gigante, freestyler improvvisati, slittini impazziti... c'era di tutto. Oggi più che mai resto convintissimo che si desidera ciò che si vede. E di roba sulla neve, in televisione, ne hanno visto davvero tanta. Chi aveva detto che la cultura s'involgarisce quando arriva alle masse? Ecco, temo avesse grande ragione, e non mi dilungo oltre. Il fuoripista è pericoloso! :)
Se nel prossimo weekend sulla neve noterete qualcuno che vi punta una carabina, abbiate paura, non è un forestale; è l'ennesimo prodotto mediatico invasato del biathlon.

mercoledì, febbraio 08, 2006

Snowboard 50 Special

Leste surfate, di voglia ne ho tanta
giù sulla neve sfiorando i 90
qui c'è la powder ed inizia la danza
di scivolare non è mai abbastanza

Dammi uno snowboard, l'inverno che avanza
dammi uno snowboard e sono in vacanza!

Ma come è bello andare in giro con lo snowboard sotto i piedi
uno snowboard special che... ti toglie i problemi
ma quanto è bello andare in giro per i monti abruzzesi
Se hai uno snowboard special che... ti toglie i problemi

Il lavoro non va, son sfigato una donna non ho
ma ho uno snowboard e domenica è già...
e lo snowboard mi porteràaaa..... Felicità !!!!! felicitàaaaa !!!
e libertàaaaaaaaa

Esco di fretta dalla mia stanza, e già mi passa il mal de panza
devo fare in fretta devo andare in montagna, Roccaraso al Pratello o forse ad Alagna
dammi uno snowboard... l'inverno che avanza
dammi uno snowboard e sono in vacanza!

Ma come è bello andare in giro con lo snowboard sotto i piedi
uno snowboard special che... ti toglie i problemi
ma quanto è bello andare in giro per i monti abruzzesi
se hai uno snowboard special che... ti toglie i problemi



Non è opera mia, l'ho solo adattata (l'originale è qui), non è neanche tanto nuova, ma è la palese dimostrazione di quali e quanti danni cerebrali è in grado di provocare l'uso smodato della tavola. Beh, mal comune...
Ma come è bello scivolare con la tavola sotto i piediiiiiii, nananana nananà nanananananaaaaà!!!!!

sabato, febbraio 04, 2006

Sorte e caparbietà

Siamo qui, ai piedi della montagna. Dinanzi a noi il "Fosso della Valle", uno degli angoli più selvaggi e temuti della Majella; poco più a destra la comoda ma lunghissima strada forestale per raggiungere la tondeggiante cima del Martellese. Il tempo è grigio e noi ci guardiamo in faccia. Salire? desistere? optare? vagliare... domande, solo domande; mentre le nostre tavole sembrano soffrire, imprigionate come sono sul portapacchi della vettura. Il tutto è troppo strano, è umido a 750 mt. s.l.m. e non c'è neve; è difficile decidere su questo fogliame marrone che pare autunnale. Monetina da 20 centesimi, testa o croce: croce. La sorte ci vuole altrove.

Alzata di spalle, due sportelli che si chiudono e due parole:"sono triste". Caparbietà! quando la scelta va oltre ogni più razionale giustificazione: retromarcia e si parte. A piedi, tavola in spalla.

Ore 9: Foglie e tornati. Ore 10: Neve e tornanti. Ore 11: Stanchezza, neve e tornanti. Ore 12: Stanchezza, neve, tornanti e foschia. Ore 13: Spossatezza, neve, tornanti, nebbiolina e qualche titubanza. Ore 13:10: Nebbia... consulto e caparbietà. Ore 14: Arrivo in vetta.

Non è come vogliamo. Passiamo accanto al rifugio senza vederlo, dannatissima nebbia, eppure lo sapevamo. Ostinati, cerchiamo, ci voltiamo spauriti cercando di non perdere la traccia, scorgiamo la sagoma scura e sfocata, sembra un'allucinazione e forse noi non siamo qui. Ma è tutto vero. Avremmo voluto battere il cinque e trovare degno riposo, la porta però è ostruita dalla neve, non è proprio il caso di spalare, dobbiamo scegliere. Dejavu, scegliere ancora: sorte o caparbietà.

Nessuna monetina stavolta. L'accesso al Fosso della Valle è un muro. Un muro di nebbia; pochi passi nella neve per tentare di guardare oltre e non perdo solo l'orientamento, ma anche l'equilibrio. Neve e nebbia sono tutt'uno, alleati contro di noi e la nostra ostinazione a confondere la prima, la seconda e la terza dimensione; impossibile percepire la pendenza. Azzardato sarebbe scendere scivolando. Siamo a 5 ore dalla civiltà del ventunesimo secolo ed il problema da affrontare subito è: come tirarsi fuori dal casino e salvare capra e cavoli.

Capelli e ciglia sono già ghiacciati quando decidiamo di prendere a ritroso la via di salita. Visibilità 15 metri. Non c'è altro modo che seguire le orme che abbiamo lasciato. Proseguo come ipnotizzato, sguardo fisso in basso, mentre tutt'intorno il bianco confonde e spaventa. C'è l'amaro in bocca mentre le mie ciaspole si posizionano esattamente al contrario sulla vecchia traccia, come un tassello di un puzzle itinerante. Cerco di non sbagliare, di non calpestare oltre, proprio come i bambini che seguono la striscia sul marciapiede. Arriva il nevischio, ed insieme la paura di veder cancellati i simboli di Pollicino, spingo moderatamente l'andatura fino a quando... stop. Niente più segni sul ghiaccio. Restiamo immobili cercando di scorgere con la vista affaticata da un'ora di nebbia, qualche minimo segno del nostro passaggio. Nulla di nulla. Tiriamo diritto, se di direzione si può ancora parlare. Mi sento d'andare da nessuna parte proseguendo nel nulla, destra e sinistra non sono tali senza riferimenti, l'unica certezza è l'amico che mi segue. Sì, lui è dietro, ne sono sicuro.

É la sorte, la stessa sorte che ci ha impedito la discesa in snowboard, a farci trovare - con immensa gioia - la via nel bosco. Probabilmente arriveremo al buio, annaspando per la fatica degli infiniti tornanti da ripercorrere a piedi, ma arriveremo. É un dato certo e di indiscutibile sollievo.

La dolce pendenza sotto di noi non sembra essere sufficiente per permettere lo scivolamento della tavola, ma.... caparbietà!: tavola, bacchette e forse qualche angelo che ci spinge da dietro; i nostri snowboard vanno come non mai sulla neve vergine ma perfettamente assestata. Conduciamo una discesa infinita, una lunga serie di traversi concatenati da strette curve, lo facciamo per un'ora. Un'ora che sembra non aver mai fine, veloci in un discendere che sa di fiabesco, dove solo i rami spogli nella nebbia ed il suono delle lamine fanno da cornice.

Gradevole sorpresa, un catapultarsi di emozioni: trepidante attesa ed avvilente delusione, sconforto e gioia. Arriviamo in penombra. Sorte o caparbietà: non lo sapremo mai. Lancio la monetina?

venerdì, febbraio 03, 2006

Majella - sbancamenti alle Gole di Fara San Martino

É triste, è tristissimo venire a conoscenza di scempi di questa portata. Per quanti conoscono il fantastico scenario, per coloro che lo hanno frequentato e per chi magari non potrà più vederlo com'era in origine... ecco il link .