:: Elucubro ::

domenica, gennaio 29, 2006

Il mio amico

Il mio amico non è molto bravo con la tavola, a dire il vero non è bravo in nessun campo. Lui pensa che il McTwist sia un panino di McDonald. Quando gli parli di Telemark risponde puntualmente che non ha la parabola installata e che vede solo mediaset. Non prende mai la teleferica, perché - a suo dire - lui non è mai in ferie. É disarmante... ammette di vestire "Protest" perché è incazzato. E quando tira quel fastidiosissimo vento alle spalle se la prende con il back side air che gli sta gelando la nuca. Lui spalma la snowbordina perché la sciolina è solo per gli sci... ma attenzione a parlargli di soletta, vi accuserebbe subito di volergli propinare una piccola fregatura. É fatto così: "all-round", per sua stessa ammissione.

Negli ultimi tempi poi, s'è dato al backcountry. Non sapeva cosa fosse, ma la parola gli piaceva; "beccàuntri, beccàuntri!" continuava a ripetere in maniera reiterata quella sera al pub, mentre io mi sforzavo di fargli capire che non era un cocktail a base di Becks e Cointreau. Se difficile è stato spiegare che le racchette da neve non servono per giocare con le palle di neve, del tutto inutile è stato parlare d'orientamento: i punti cardinali servono solo a diventare Papa e non surfa i pendii a Nord perché sono della Lega. L'utilizzo dell'arva è temporaneo in quanto prima o poi diventerà farfalla.
Dal suo primo fuoripista comunque, alla domanda "ma stai bene?", ribatte:"No, sto proprio fuori di comprensorio".
Ora... il mio amico non esiste e queste righe sono solo il frutto di una tremenda domenica di nebbia. Ho bisogno d'uscire. Ho necessità della mia pillola settimanale di Freeridixil ©(*). Cavolo se ne ho bisogno.

(*) Freeridixil © è un medicinale, provoca dipendenza, non somministrare dopo recenti nevicate, in caso di utilizzo prolungato consultare una guida alpina.

giovedì, gennaio 26, 2006

Risorse gratuite

Mia madre è scozzese, mio padre è genovese. Non guadagno nemmeno tanto. Per logica conseguenza la mia personalità è segnata da inconfutabile pitoccheria. Ho il braccino corto insomma, approfitto perciò di tutto quello il cui costo sia prossimo allo zero. Però a mio modo so essere generoso: copia ed incolla il link nella barra degli indirizzi.

http://www.bdel.com/php/dvd_eu.php

Il dvd, ovviusely... è gratuito. almeno credo :-)

mercoledì, gennaio 25, 2006

Punti di vista

"E' opinione diffusa che lo snowboard sia un attrezzo meno governabile, e quindi potenzialmente più pericoloso, di quanto non lo sia lo sci".
L'autore della discutibile frase sull'autorevole sito iss.it è Marco Giustini, ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità.

- Un mio amico molto ricco, dopo aver appreso la cosa, ha reagito così.

Per contro (...e meno male!), il dott. Massimo Tanzi, specialista in Medicina dello Sport, su humanitasalute.it afferma:
"Lo snowboard non è, come a volte si pensa, un attrezzo poco controllabile... " e aggiunge: "Non si tratta di uno sport pericoloso, ma è consigliabile utilizzare una attrezzatura e delle protezioni adeguate..."

- Per fortuna, anche per oggi, l'umore è salvo. :-)

lunedì, gennaio 23, 2006

Secret spot

Un bollino rosso, ecco... come la tv, avrei messo un bel bollino rosso nell'angolino in basso. A significare che non è esattamente tutto bene ciò che viene raccontato in queste righe, ad indicare l'esistenza di una buona dose di pericolo. Il percorso non presenta grandi difficoltà, ed è proprio questo il punto. Ho immaginato emulazione, quella immediata, istintiva, priva di valutazione alcuna e giudizio personale. Ho vagheggiato anche su eventuali sensi di colpa... così, ancora prima di un bel bollino di scarsa interpretazione, ho optato per un discreto "secret spot".
Nel caso: "chi cerca trova, ed i cocci sono suoi". É un proverbio bastardo, frutto di un incrocio, ma a... "buon intenditor, mezzo salvato". :-)

L'accesso è lunga una strada in cui è espressamente segnalato il pericolo slavine.

Il dritto invito al nostro cammino è esattamente una valanga o meglio, il varco che quest'ultima ha creato nel bosco precipitando periodicamente da 1000 metri più in alto.

Oggi è il 21 gennaio; in realtà, l'ultima nevicata risale a 15 giorni fa e la cresta non presenta cornici... ergo pensiamo (siamo sempre in due) che la nostra sia "follia ponderata" o, al massimo, un buon "rischio calcolato". Follia e rischio però appaiono subito un po' meno ponderati quando ci accorgiamo che, nonostante le due settimane prive di perturbazioni, il percorso non presenta impronte oltre a quelle di qualche animale. Non vi sono tracce umane, né di salita né di discesa. La cosa è preoccupante, ma è pur vero che benché la vegetazione si presenti piegata in maniera innaturale, non v'è il minimo indizio di valanga recente. Calcoliamo... o forse ci convinciamo, chi lo sa! fatto sta che prima di arrivare a qualche conclusione abbiamo superato già i primi 100 metri di dislivello.

Per tutto il bosco veniamo accompagnati da un suono che non so definire, trova origine dai piccoli pezzetti di ghiaccio che precipitano a valle dopo essersi staccati dai rami spogli. É gradevole, è un misto tra il tintinnare di una pioggia leggera ed i toni orientaleggianti che scaturiscono dai campanelli tubolari di bambù. La velocità con la quale scivolano però, è indiscutibile indice della pendenza che stiamo affrontando.


Pendenza che non ci abbandonerà mai anzi, diviene sempre più decisa all'avanzare della nostra progressione.L'uscita dal bosco oltre ad aprirci splendidi panorami sul San Nicola, monte Pizzalto e Gran Sasso, da modo di godere d'una piacevole sorpresa: neve abbastanza farinosa e non tracciata!



Sarà proprio questa neve a rallentare prima ed ostacolare poi, la nostra salita. Ci arrendiamo forse un po' delusi a 100 metri dalla cima, dove né ciaspole né ramponi sono d'aiuto, dove la montagna ci ha fatto chiaramente capire il nostro limite.

Poco male, abbiamo accumulato già 900 metri, sarà comunque una bella discesa, tutto sommato siamo qui per questo e la vetta se vogliamo è solo la ciliegina sulla torta. Autoscatto tecnico durante i preparativi e via a valle su due differenti versanti, il primo è il Lord...



Io lo seguo immediatamente dopo...

Sono poche curve quelle pennellate sul pendio aperto ma, vuoi per la pendenza accentuata, vuoi per il prezzo che abbiamo pagato, risultano essere pienamente appaganti. Non sapremo mai se il fatto di trovare polvere in questi giorni è frutto della nostra caparbietà o, più probabilmente, di una grande e fottutissima fortuna.

Terminiamo la discesa nel bosco su una neve a dir poco insidiosa, riuscendo comunque ad arrivare in strada con la tavola ai piedi. "Soddisfatti" è il nostro stato d'animo che ci accompagna al crepuscolo, lungo i 5 km che ci separano dall'auto. C'è solo il croccare delle racchette, penombra e profumo di pini.

Lei ora si è tinta di rosa... ...e poco più tardi una nuova perturbazione prenderà il posto di quel fantastico, romanticissimo rosso.

domenica, gennaio 22, 2006

Perplesso

É triste apprendere, al ritorno da un bel fuoripista tra i più selvaggi d'Abruzzo, che qualcuno al di là delle Alpi c'ha rimesso le penne. Cinque in totale, le vittime di quattro differenti valanghe sulle Alpi francesi. Massimo rispetto, com'è d'obbligo in questi casi, per coloro che non abitano più questo pianeta, deceduti probabilmente mentre praticavano ciò che maggiormente amavano nella loro vita... ma c'è qualcosa, qualcosa tra le righe che mi provoca incontenibile fervore.

Riporto testualmente:
"Le due vittime avevano con loro gli strumenti elettronici che permettono la localizzazione di una persona sotto la neve, ma non hanno fatto in tempo ad innestarli."

Ora... prescindendo dal fatto che lo "strumento elettronico" in oggetto non è né un ciliegio né la retromarcia e quindi non s'innesta, ma... - mi chiedo - ma c'è ancora qualche rarissimo essere che stupidamente crede all'accensione al volo dell'arva o più palesemente l'autore pecca di profonda, assoluta non conoscenza della materia ?

Articolo:
http://www.swissinfo.org/sit/swissinfo.html?siteSect=143&sid=6400048&cKey=1137771979000
(copia/incolla il link)

giovedì, gennaio 19, 2006

Google Earth & Snow Forecast

All'inizio fu Google Earth, escursionisti e fuoripistaioli videro che era cosa buona.
Ma ahimè... statico il globo, mal si prestava ad individuare la nuvolosità in tempo reale.
Un bel dì però, come per incanto, arrivò Snow-Forecast e disse:"Ci penso io!". Da quel giorno qualcosa di nuovo investì per intero il pianeta virtuale. E vissero tutti felici e contenti.

Per gli utenti di Google Earth: Il globo terraqueo con la nuvolosità in tempo reale, aggiornato ogni ora! la versione beta è disponibile all'indirizzo:

http://www.snow-forecast.com/earth/clouds.kmz
(copia/incolla sulla barra degli indirizzi)

mercoledì, gennaio 18, 2006

Monte San Nicola

Chiesa di San Rocco, Madonna del Carmine, Monte San Nicola. Di primo acchitto, più che un'uscita backcountry lascia presagire un pellegrinaggio per fedeli; tanto più che la strada d'accesso è a dir poco inusuale: un arco , quello accanto alla chiesetta, che da l'idea di un antico ingresso cittadino. Siamo in definitiva, maggiormente convinti di trovare al suo interno il bel centro storico di Gagliano Aterno (AQ) con ristoranti tipici e qualche cameriera carina piuttosto che una montagna innevata!


Abbiamo dormito poco, forse siamo confusi... ma le istruzioni della nostra "bibbia" (eh sì, siamo sempre in tema religioso) parlano chiaro. Increduli oltrepassiamo l'archetto ed iniziamo una lunga serie di curve sulla strada stretta. É un'interpoderale -penso- non può portarci in fuoripista; una mandria di mucche che non ne vuol sapere di spostarsi è l'ennesima motivo di titubanza: "ma siamo sicuri? avremo sbagliato? c'era un incrocio?".Il sesto senso continua a guidarci, nonostante tutto, su un bel tappeto di letame che inizia a poco a poco a miscelarsi poco prosaicamente con la neve per condurci infine piacevolmente sorpresi, alle pendici del monte San Nicola.
Siamo soli io ed il Lord, in questo 15 gennaio 2006. Non v'è traccia di scialpinista, non vi sono vetture parcheggiate, solo il silenzio. Penso a tutti quelli che sono in coda alle casse dei comprensori limitrofi, a tutti quelli disposti a pagare per zigzagare tra la folla, a quelli che prenderanno un'assurda multa per mancato leash, a quelli che inevitabilmente correranno il rischio di scontrarsi rovinosamente in quel divertimentificio chiamato pista... vabbè, ad ognuno le proprie scelte, del resto noi abbiamo transitato sul letame per essere qui, non siamo da meno!
Chek Control prima d'avviarci: a parte una digitale con pile scariche ed un'arva tragicamente priva d'alimentazione, è tutto a posto (si fa per dire). C'incamminiamo liberamente, senza seguire una traccia precisa. Quella che sembra essere la vetta è raggiungibile utilizzando diversi percorsi, c'è solo l'imbarazzo della scelta. Noi optiamo, come da copione, per quello meno innevato. La scelta si rivelerà ottima e poco dopo gli ostili rovi iniziali ci ritroviamo, senza fatica, ad ammirare un panorama assolutamente nuovo per noi, dai dolci pendii di quello che crediamo essere il San Nicola.


In realtà tutto appare fin troppo semplice, camminiamo solo da un'ora, ipotizzando ancora un 15 minuti per esser su... accumuleremmo un tempo eccessivamente breve per coprire i 900 mt. di dislivello previsti.

Appena il crinale ci dà modo di osservare oltre, troviamo degna risposta: il dubbio era fondato, siamo sulla tondeggiante cima del monte Briccialone! il San Nicola invece, con la sua erta salita è di fronte a noi! ed abbiamo ancora 300 metri di dislivello!

Stavolta sarà più faticoso, non è la molla dello slip a comunicarcelo ma s'avverte in maniera esplicita dalla pendenza e da quella parete che ci guarda quasi con tono di sfida. Per un attimo m'è parso udire nel vento: " e voi due? piccoli esseri insignificanti... che volete? perché siete qui a disturbare il mio riposo?".
Una frazione, solo una frazione di secondo per decidere cosa fare, ma la discesa a cui aneliamo sembra (e sottolineo sembra) troppo bella per non essere scalata! troppo uniforme per non essere tracciata!

Impieghiamo in totale tre ore per raggiungere l'anticima ma, come volevasi dimostrare, avevo udito bene la voce della montagna. Veniamo avvolti da una fitta nebbia, non solo ci offusca gli ultimi metri che ci separano dalla meta, ma compromette radicalmente anche la visibilità sull'agognata via del ritorno.
Pazienti, ci prepariamo e restiamo seduti nel bel mezzo della galassia bianca, ad aspettare... ad attendere che qualcosa accada. Freddo, vento e nebbia inibiscono la percezione di spazio e tempo. Dieci minuti, forse un quarto d'ora, o magari solo 120 secondi, non so; fatto sta che al primo timido apparire d'un raggio di sole fuggiamo velocemente a valle.

Grande delusione nello scoprire che quello che sembrava un immacolato manto di powder è in realtà una immensa lastra di durissimo ghiaccio. La surfiamo ugualmente, non abbiamo scelta, il vallone è già stato imboccato dalle nostre tavole. Nonostante un tratto, il cui colore azzurrognolo, lascia spiccatamente intendere la pericolosità, ce la caviamo abbastanza bene. Un'escursionista ci osserva dal Briccialone, è l'unico incontro, oltre alla lepre, in tutto l'arco della giornata. Dopo aver udito il suono delle nostre lamine e la nostra descrizione della situazione in quota, deciderà saggiamente di non proseguire.

Il Briccialone sarà più generoso nei nostri confronti, concedendoci una neve leggermente più surfabile. Al solito, ce la godiamo tutta. Causa penuria d'energia elettrica riusciamo a realizzare un solo, valido scatto della discesa.

la foto s'intitola: 'Fuga dalla nebbia', guest star: il Lord!!!

Ci mettiamo in auto comunque soddisfatti, e mentre le note dei Blof accompagnano i nostri 90 km di viaggio, dietro di noi lasciamo la scia di un bel ricordo del monte San Nicola e di una intensa, penetrante fragranza di letame...

martedì, gennaio 17, 2006

io ed i miei amici

Difficile trovare buoni compagni d'avventura, altrettanto difficoltoso è tenere unito un gruppo, essere motivati e reciprocamente rispettosi, vicendevolmente attenti alla sicurezza ed alle esigenze d'ognuno. Arduo altresì è trovare un manipolo di snowboarder predisposto al masochismo più efferato, che subisce levatacce antelucane e dislivelli disumani pur di regalarsi una sola, unica ed irripetibile discesa fuoripista. Beh, forse noi ci siamo riusciti.
Siamo in tre, pochi ma buoni: io (al secolo: Powder, ma anche Balance), il Lord e Ronin.
Per conoscerci meglio....
- Io appartengo alla categoria "PARENTI-NON-HO"
- Ronin alla categoria "LI HO PRESI"
- il Lord infine a "PAPA' E' FINITO NELL'AUTOLAVAGGIO"
I nostri profili, manco a dirlo, sono già chiaramente delineati sul web, clicca qui !

lunedì, gennaio 16, 2006

Mutamenti climatici

Effetto serra, Cloro Fluoro Carburi, surriscaldamento del pianeta, mutamenti climatici. Un recente studio ha seguito alcuni comportamenti sociali in un periodo che va dal 1920 ad oggi. L'esito è a dir poco inquietante...
Osserva il grafico.

domenica, gennaio 15, 2006

La valanga

Pescato in rete, definizione niente male:

"si dice che le valanghe caschino: dove sono sempre cascate, dove cascano ogni tanto, dove non cascherebbero mai."

mercoledì, gennaio 11, 2006

Il Leash della discordia

É noto che in alcuni comprensori sciistici abruzzesi sia in atto una vera e propria caccia alle streghe nei confronti di quest'oggetto, o meglio, della sua assenza.

Già... ma cos'è il leash?

Altro non è che quel discreto laccetto che dovrebbe, condizionale d'obbligo, evitare la perdita per gravità del nostro amato attrezzo; impedisce insomma, a detta di qualcuno, che lo snowboard precipiti a valle o peggio, giù da una seggiovia.

Gli intenti sono buoni ma la sua efficacia è alquanto dubbia. Di fatto il leash, una cordicella con due estremità, viene fissata da una parte sull'attacco (preferibilmente anteriore), dall'altro sfruttando una doppia possibilità: o tramite anello in metallo allo scarpone (tipo Burton, per intenderci), o per mezzo di un'ulteriore fascia intorno alla gamba.

É bene precisare che nell'attacco da snow' non è prevista alcuna possibilità di sgancio tranne quella manuale. Differentemente dallo sci infatti, anche in caso di caduta, la tavola rimane appiccicata allo sventurato, non lo molla, piuttosto si spacca tibia e femore, ma lo snowboard è sempre fedele e seguirà l'evoluzione della caduta come un'ombra.

Qualche leggenda montana narra che alcuni attacchi, soprattutto soft in vera plastica DOC, si siano effettivamente spaccati provocando la perdita dell'attrezzo ed inevitabili, tragiche conseguenze; ma si tratta di casi limite, rarissimi se non addirittura unici. É più facile, in buona sostanza, venire investiti da un pianoforte caduto dall'alto mentre si passeggia sulla 56° strada di New York che da una tavola precipitata da una seggiovia per un attacco rotto.

Ed anche se fosse, in presenza del famigerato leash, lo snowboard precipiterebbe ugualmente, in quanto è l'attacco e NON la tavola ad essere assicurata (beh, a meno di non voler praticare un bel foro passante sulla nuova Vapor da 900 Euro).

Incidenti simili, semmai, sono da imputare per lo più ad errore umano: sbadataggine, incuria e quant'altro. Vedi all'uopo, la superficialità con la quale alcuni "parcheggiano" il loro snowboard: non alla rovescia, come bon ton, senso civico e logica troglodita suggerirebbero, ma con la soletta a contatto della neve, esattamente nella posizione di scivolamento per cui è stata concepita!

Tornando al leash:
anche in questo ultimo caso, servirebbe a nulla. Voglio dire... se butto la tavola a terra per un bombardino, a meno di non possedere un guinzaglio per cani di tipo estensibile, debbo necessariamente sganciare anche il leash! In alternativa si può solo trascinare lo snowboard nella baita un po' come faremmo per portare a spasso Fuffy (sai che storia:"Bella tavola!!! che fa, morde?").

Considerazioni opinabili certo, ma personalmente trovo nel leash la stessa utilità di un gira Chupa Chups a pile.

Qualcuno molto più in alto di me però, e sicuramente molto più competente, ha pensato bene di farne un obbligo incondizionato.

Mi riferisco alla legge regionale n. 24 dell' 8 marzo 2005 (guarda questi che combinano invece di festeggiare la donna!).

In particolare, all'articolo 95 si legge:

"1. Gli attrezzi (sci, snowboard o attrezzi similari, compresi bastoncini) utilizzati dallo sciatore devono essere dotati di dispositivi di sicurezza in grado di evitare che il distacco della attrezzatura possa costituire pericolo per l’incolumità delle persone."

Ergo è palese nel testo della legge, considerare il leash un "dispositivo di sicurezza".

Trasgredendo... è prevista la sanzione dall'articolo 105 (che non è esattamente un network radiofonico):
"c) Lo sciatore che non ottemperi alle disposizioni di cui agli artt. 84, 87, 88, 89, 90, 91, 93, 94, 95, 96, 98, 99 soggiace alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da € 20 a € 250."

Non è dato sapere su quale base e con quale discrezionalità questa somma venga decisa. M'è facile immaginare 20 Euro se la tua tavola becca l'infante isolato, 250 invece se fai fuori la famiglia di Lecce in settimana bianca.

Bada bene, negli episodi cui mi riferisco, ad essere multati non sono stati gli sciatori i cui attacchi sono concepiti per staccarsi prima della rotula e che hanno 4 potenziali oggetti cadenti (2 sci + 2 bacchette) , ma proprio gli snowboarder che non ne avrebbero bisogno! evvai!

Ok, ho trasgredito... ma chi mi fa la multa?

Praticamente tutti, l'articolo 103 è esplicito... non solo (cito testualmente):
"...dalla Polizia di Stato, dal Corpo Forestale dello Stato, dall’Arma dei Carabinieri, dal Corpo della Guardia di finanza nonché dai corpi di polizia locali.",
ma anche:
"...con il supporto e la partecipazione dei maestri di sci e del personale addetto ai servizi di cui all’art. 67 (“Servizi tecnici e di assistenza”) che abbia la qualifica di “addetto alla sorveglianza”.

Insomma, manca poco che anche Peppina, cameriera del rifugio (rinomato il suo caffé che non si beve alla mattina) potrebbe contestarci la violazione: "sono 3 Euro per cappuccio e cornetto più 30 per mancato leash... fanno 33, grazie".

Ahimè... digeriamo anche il leash, tutto sommato pochi Euro per prender per culo (senza volerlo, ci mancherebbe) i tutori dell'ordine a loro volta vittime di una bieca burocrazia, spero solo ardentemente finisca l' infruttuoso legiferare che da un po' imperversa sugli ambienti di montagna equiparando quest'ultima, con grossolana faciloneria da grande poltrona climatizzata, alle menate tipiche della noiosa quotidianità urbana.

Cereghini direbbe:"Leash allacciato, luci accese anche di giorno e prudenza, sempre!".

Non dite che non ve lo avevo detto. :-)

Legge: Testo integrale


domenica, gennaio 08, 2006

Merry Snowboard and Happy New Powder

Non importa se ho viaggiato in "scatola" per 800 km, non importa aver razionato alcool e cibo di fine anno pur di conservare condizioni fisiche apprezzabili, poco importa aver sforato il budget, non importa nemmeno aver preso tre funivie, superato un cartello intimidatorio che in quattro lingue recita: "sono cazzi tuoi", ed è irrilevante anche l'aver ciaspolato per più di mezz'ora tra le nevi del gigante. L'importante per me è che oggi, 1° gennaio 2006, si sta avverando un sogno. Il più bel capodanno che potessi desiderare.

Eccomi qui (mi dico), ce l' ho fatta... non credevo. Con me, a 3500 mt sul livello del mare c'è solo "il Saggio" e se vogliamo.... "Snowbi", la fedelissima compagna."Sua Maestà" è lì, impassibile.

La vetta, 1300 mt. più in alto, è illuminata come non mai ed i pendii sotto di me mostrano sfacciatamente un bianco così immacolato da lasciarmi incredibilmente meravigliato.

L'ultima nevicata, datata 31/12/2005 con la complicità di temperature a -20°, ha regalato tanta di quella neve polverosa che solo il giorno prima, in un alternarsi di depressione rabbiosa e saggia rassegnazione, mi era difficile immaginarne con utopistica fantasticheria appena la metà.

Tutt'intorno è Bellezza, indescrivibile bellezza che preme sul petto liberando lacrime di gioia e voglia di vivere.

Snowbi è frenetica, vorrebbe buttarsi a capofitto e consumare gli oltre 2000 metri di dislivello, ma l'accesso al ghiacciaio riserva altre sorprese: 240 scalini di una parete attrezzata a più gradinate, una piccola e provvidenziale scala a pioli e per finire... (tadà!) una corda fissa terminale! Tutti insieme costituiscono giocoforza, il percorso per poggiarsi finalmente all'inizio della discesa.

In alcuni istanti, mentre noto il progressivo assottigliarsi dei supporti di sostegno (passerella - gradini - pioli - corda...), reminiscenze infantili tornano prepotentemente in vita: non so bene se mi sento Wil Coyote o Mr. Magoo. Beh, certamente il pensiero ludico serve a mitizzare quel minimo di tensione accumulata!

Massima pendenza, qualche istante per trovare il giusto assetto e... bip-bip! (Wil Coyote ora mi fa un baffo!), giù!, in una distesa che sembra non aver mai fine, dove silenziosa velocità, adrenalina e natura incontaminata, vengono così ben shakerati da comporre il miglior cocktail "on the rocks" di cui mi sia mai così felicemente e premeditatamente ubriacato.

Tra crepacci d'indubbia profondità ad alte quinte di roccia, tra enormi blocchi di ghiaccio azzurro e metri e metri di powder, la discesa continua.

Snowbi è fortunata, lei tocca la neve, ne percepisce la consistenza, la temperatura, persino l'umore; io mi accontento frangendo con la mano destra l'onda continua che trova origine dalla lamina front.Al contatto con il guanto ne deriva un suono sordo, un "plop plop" regolare e cadenzato, a tratti musicale; un modo in più, il mio, di "sentire" la montagna, di assaporarla, di sentirmene parte integrante.

Forse follia, magari delirio, ma tant'è... questo è quello che provo. Tutto il resto, ciò che è al di fuori dell'esplicito contesto spazio temporale è inutile, anzi, non esiste.

Quando il sogno 2006 è a metà del suo svolgimento ho modo di osservare più in basso un blasonato comprensorio. Sarò disfattista, sarò sarcastico, ma quello che più volte mi è stato descritto come il non plus ultra, da questa angolazione assume un'altra prospettiva: un intreccio incongruo di cavi e piloni sotto i quali migliaia di formichine scivolano disordinatamente su una neve morta.

Non è vanto, non è presunzione; credo chiunque, al mio posto, verrebbe pervaso da quella sottile sensazione di superiorità. Chiunque immagino, avvertirebbe la pregiata esclusività dell'essere più in alto e tanto lontano dalle giostre affollate da non riuscire a percepirne il benché minimo rumore.

I successivi 1000 metri m'appaiono più familiari, la presenza di vegetazione stimola istintivamente il paragone con i "miei" Appennini. Boschi, pini e grandi massi hanno preso il posto di crepacci e blocchi di ghiaccio. La neve comunque sarà bella ed abbondante sino ai 1370 mt. s.l.m., logica fine del candido idillio.

Accumuliamo in due giorni migliaia di metri di dislivello, molti dei quali su nuove pagine, dove né righe né quadretti conducono le nostre traiettorie, ma dove abbiamo scritto davvero tanto. Non è Morse, non è Braille... ma si lascia ben interpretare aprendo il cuore e la mente.

L'interruttore dell'arva su "off", il suo timido, impercettibile click, giunge alle mie orecchie come la stridente campanella della scuola... solo che qui mi tocca chiudere soddisfatto e malinconico uno dei più bei quaderni che abbia mai scritto.

In quel mentre, quando nonostante tutto, il tasso di freeride è ancora alto nel sangue, uno sconosciuto chiede al Saggio: "Come sono le piste?".

Risposta secca: "Quali piste? qui non ci sono piste". Allo sprovveduto incredulo, pietrificato dall'inaspettato evento, avrei aggiunto: "Hey relax, questa è... Fantasyland!

"Per la cronaca: io sono quello con giacca rossa, mascherina a specchio e cappello nero appena sotto il distacco spontaneo (il ciuffo di capelli fuori dal cappello è un errore del mio parrucchiere), "Snowbi" è la tavola che mi segue da 5 anni (sarebbe quasi ora di cambiarla ma le sono affezionato e forse opterò per un'amante occasionale) , "Sua Maestà" è il Monte Bianco ( c'è poco da aggiungere, ma ho iniziato con le parentesi e non riesco a fermarmi), il ghiacciaio è quello del Toula, il comprensorio blasonato è quello di Courmayer ed "il Saggio" infine, è la gentilissima e disponibile guida alpina in snowboard nonché brillante autore del servizio fotografico.

Pubblici ringraziamenti a lui ed a te che hai letto fin qui, riuscendo coraggiosamente a digerire i miei farneticanti deliri d'alta quota.

Tanta fresca a tutti :-)

giovedì, gennaio 05, 2006

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scusate, sono appena rientrato dalle ferie e stavo pulendo la tastiera.
Buon anno :-)