É croccante. Né all'amarena né al cioccolato. É quella neve che ha ceduto al sole nel suo strato superficiale e che è tornata dura nel corso della notte. Una crosticina sottile, come quella del Cremino Algida. I 20 cm di ripieno però sono leggeri, non c'è fondo; almeno qui a circa 800 metri sul livello del mare.
I passi sono lenti, come si sovviene ad ogni avvio. Ci vuole un po' per scaldarsi, per prendere il ritmo ed entrare in sintonia con la montagna. La crosta rumoreggia sotto le lame delle racchette mentre il respiro si fa regolare. É inevitabile non pensare in certi frangenti.
Penso a ieri l'altro, ad un inizio di stagione sulle piste. Al timore provato nell'attraversare un cunicolo tra "birilli" impazziti, penso alle tragedie recensite dai TG nazionali, ai
morti e feriti sulle piste.
Rifletto, rimugino sui consigli del maestro di sci emanati via etere: moderare la velocità, indossare il casco per i minori di anni 14 e non praticare il fuoripista.
Eppure mi sentivo più in pericolo ieri l'altro, sulle piste. Quando sono stato bersaglio di uno snowboarder festante. É lì che ho percepito un pressante stato d'ansia. Qui c'è solo sorella luna, fratello sole, silenzio e calma ad accompagnare la mia ascensione.
Non praticare il fuoripista... già - continuo a pensare - Detto da un maestro di sci suona un po' come il richiamo del pastore che non vorrebbe che le sue pecorelle finissero fuori dall' ovile.
Ma sì, rimanete dentro, qui siete al sicuro. Un po' strettini ma al sicuro. Non sapete fuori cosa v'aspetta. E poi abbiamo schiacciato la neve come un piano di biliardo proprio per farvi andare più veloce. Vi facciamo salire in tanti, vi pressiamo! E per farvi divertire vi regaliamo km di piste!
Chilometri di piste contro metri di dislivello, forse è qui la faccenda, - penso mentre mi pulisco la bocca dopo aver bevuto - come si fa a non avvertire la differenza?
Lunghi chilometri serviti da funi contro pochi metri sudati, il fiatone contro la seggiovia, la forza delle gambe contro la giostra dei criceti. Non c'è competizione, e forse è meglio così.
Questo pensare mi logora, vorrei non pensare o pensare ad altro. Eppure esorterei il maestro di sci a rivedere la sua affermazione, ricordando che esistono anche i colleghi guide alpine, e che i fuoripista andrebbero fatti. Con criterio, nei tempi e nei modi giusti, ma di certo non andrebbero vietati!
Forse - mi chiedo - è il concetto di montagna in sé che è stato travisato: nell'allarmismo popolare vigente sembra che la montagna finisca con i paletti delle piste; ciò che è al di fuori, ciò che
non si può comprare, non è montagna. Dunque cosa è più fuori, e quindi più demonizzato di un fuoripista?
Fortunatamente, sono arrivato a 2000 metri; la neve non crocca più, il manto riesce a zittire i rumori delle città, riesco persino a sentire la mia bottiglia che suona, ascolto i toni orientaleggianti che scaturiscono dalla leggera brezza che le accarezza la bocca. Sorrido.
Guardo a valle, 1200 metri di dislivello. Se vogliamo... un chilometro e due di montagna, quella vera.
Da surfare liberamente, finalmente senza pensieri. Ma sia chiaro: non è un fuoripista, perché qui... non ci sono piste.