:: Elucubro ::

martedì, dicembre 26, 2006

Riflessioni in fuoripista

É croccante. Né all'amarena né al cioccolato. É quella neve che ha ceduto al sole nel suo strato superficiale e che è tornata dura nel corso della notte. Una crosticina sottile, come quella del Cremino Algida. I 20 cm di ripieno però sono leggeri, non c'è fondo; almeno qui a circa 800 metri sul livello del mare.

I passi sono lenti, come si sovviene ad ogni avvio. Ci vuole un po' per scaldarsi, per prendere il ritmo ed entrare in sintonia con la montagna. La crosta rumoreggia sotto le lame delle racchette mentre il respiro si fa regolare. É inevitabile non pensare in certi frangenti.

Penso a ieri l'altro, ad un inizio di stagione sulle piste. Al timore provato nell'attraversare un cunicolo tra "birilli" impazziti, penso alle tragedie recensite dai TG nazionali, ai morti e feriti sulle piste.

Rifletto, rimugino sui consigli del maestro di sci emanati via etere: moderare la velocità, indossare il casco per i minori di anni 14 e non praticare il fuoripista.

Eppure mi sentivo più in pericolo ieri l'altro, sulle piste. Quando sono stato bersaglio di uno snowboarder festante. É lì che ho percepito un pressante stato d'ansia. Qui c'è solo sorella luna, fratello sole, silenzio e calma ad accompagnare la mia ascensione.


Non praticare il fuoripista... già - continuo a pensare - Detto da un maestro di sci suona un po' come il richiamo del pastore che non vorrebbe che le sue pecorelle finissero fuori dall' ovile.
Ma sì, rimanete dentro, qui siete al sicuro. Un po' strettini ma al sicuro. Non sapete fuori cosa v'aspetta. E poi abbiamo schiacciato la neve come un piano di biliardo proprio per farvi andare più veloce. Vi facciamo salire in tanti, vi pressiamo! E per farvi divertire vi regaliamo km di piste!

Chilometri di piste contro metri di dislivello, forse è qui la faccenda, - penso mentre mi pulisco la bocca dopo aver bevuto - come si fa a non avvertire la differenza?
Lunghi chilometri serviti da funi contro pochi metri sudati, il fiatone contro la seggiovia, la forza delle gambe contro la giostra dei criceti. Non c'è competizione, e forse è meglio così.

Questo pensare mi logora, vorrei non pensare o pensare ad altro. Eppure esorterei il maestro di sci a rivedere la sua affermazione, ricordando che esistono anche i colleghi guide alpine, e che i fuoripista andrebbero fatti. Con criterio, nei tempi e nei modi giusti, ma di certo non andrebbero vietati!

Forse - mi chiedo - è il concetto di montagna in sé che è stato travisato: nell'allarmismo popolare vigente sembra che la montagna finisca con i paletti delle piste; ciò che è al di fuori, ciò che non si può comprare, non è montagna. Dunque cosa è più fuori, e quindi più demonizzato di un fuoripista?

Fortunatamente, sono arrivato a 2000 metri; la neve non crocca più, il manto riesce a zittire i rumori delle città, riesco persino a sentire la mia bottiglia che suona, ascolto i toni orientaleggianti che scaturiscono dalla leggera brezza che le accarezza la bocca. Sorrido.

Guardo a valle, 1200 metri di dislivello. Se vogliamo... un chilometro e due di montagna, quella vera.


Da surfare liberamente, finalmente senza pensieri. Ma sia chiaro: non è un fuoripista, perché qui... non ci sono piste.

7 Comments:

  • Cumpà... ti serve un fotografo? :P

    By Blogger F & D, at 10:08  

  • Senti S.Francesco.....nn li chimare mai gli amici per queste cose.....capisco che nn sono all'altezza ahahahahahhahahahahahahahahah ma almeno ci provo.....
    Superna3a

    By Anonymous Anonimo, at 12:07  

  • Leggendo il tuo blog mi è capitato naturalmente di “scantonare” su quelli linkati o citati.

    In questi ho apprezzato alcune cose e altre un po’ meno, ma l’empatia col tuo – come con quello dei Camosci - è senz’altro più marcata.

    Il lento ritmo per entrare in sintonia con la montagna, la mente che si annulla entrando in risonanza col corpo, col respiro e con l’ambiente circostante … ambiente che non si può comprare, ma al quale ci si avvicina con sudore e sacrificio (per questo la massa dei criceti è assente!), non approcciando la montagna con il senso della conquista, anche se è innegabile che una certa spavalderia tenda a impossessarsi di noi.

    E non dimenticando mai che un tempo per gli uomini le montagne erano la dimora degli dei, per cui andarci e tornare dalle stesse era un dono da meritarsi.


    P.S. La Rapina e il Pescofalcone per me hanno un significato speciale, essendo stati i primi approcci con la Majella secondo questa diversa visione della montagna; forse anche per te è stato così, a giudicare da un tuo video di un paio di anni fa un tempo presente in rete.

    Non ti vedrei bene in uno snowpark se non casualmente, come solo casualmente potrei ormai io ritrovarmi su un “piano da biliardo tra birilli impazziti”.

    By Anonymous Anonimo, at 18:04  

  • Uè Barò, gna và?
    Hai stato sul mondo Rapina?
    Ci stavano le prete che ti crepano l'asse da stiro?
    Noi martedì abbiamo stato sul Monte Rotella (sopra rivisondoli).
    Anghe noi siamo sentiti i rumori che croccantavano, ma non era la neve tosta che sfontava...era Jusctin'!!!!!
    Vabbè, se sabbat' nin fi niend' e ffa lu bbell' temb' vulem jì rrampicà?
    Ciavè.

    By Anonymous Anonimo, at 20:48  

  • @f&D: No, ho comprato un fantastico cavalletto su ebay. :))

    @Superan3a: Son partito alle 10 da casa. Senza pianificare, senza meta. Ho visto che c'era neve e son salito. É stata una decisione improvvisa. E poi a te non sarebbe piaciuto. :)

    @A904462: Già, gli stessi approcci. Eppure sono stato per anni in snowpark, quando le vertebre lo permettevano. Ora forse non potrei nemmeno casualmente, ma finisce che prima o poi ci si conosce tra i "birilli". ;)

    @crodino: lasciare il cai per il cepu? no? :D

    By Blogger ErreBì, at 07:24  

  • Mio caro,
    sono alle soglie della mia partenza verso il mondo bianco (che adesso è bianco solo un po' ma si spera che aumenti ;-) e il tuo post mi fa pensare.
    Penso a come ognuno di noi vive le cose in modo diverso e poi a quanto questa visione dipenda dall'influenza dei media. Sai che adoro il freeride ma non sono un integralista. Mi piace far di tutto in montagna, dal carving alla tavola hard fino ad attrezzi che nessuno conosce perché son cose mie. E mi piace salire con le ciaspole ma non mi dispiace fare trenta discese in una giornata...
    Insomma, di tutta questa fiera che gira intorno al mondo della neve prendo il meglio... che di volta in volta può conincidere o meno con le scelte di massa.
    Però su una cosa hai assolutamente ragione: la pista è il luogo più pericoloso che esiste e lì sto sempre a guardarmi le spalle! ;-D))
    Milleauguri Barone! :-)
    Aloha

    By Anonymous Anonimo, at 10:39  

  • Sogno la tua condizione...
    L'unico problema: mi sento solo in mezzo ai dandy della montagna fatta solo di piste e niente più...

    By Blogger mattadori, at 11:31  

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