il Vampiro di Montagna
Il concetto è più elementare di quanto si possa pensare: ogni essere umano conserva in sè, ogni giorno, un tot di energia. Essa non è quantificabile da scienza alcuna, nessun diagramma o formula matematica è in grado di rappresentarla. É vitalità, è dinamismo, è brio, è quella componente che ci sprona a voler fare, gioiendo consapevolmente del nostro vivere.
Il vampiro contemporaneo invece, condannato per sua indole all' approccio negativo verso la vita ed afflitto altresì da pessimismo cronico, non possiede energia a sufficienza per affrontare la quotidianità, ergo si nutre della tua in maniera subdola, cercando di passare inosservato, facendo il miglior uso della soppiattoneria più ricercata.
Vampiro è colui che ti saluta noiosamente, con fastidio; vampiro è il collega che ti costringe ad ascoltare Radio 24 quando ti culleresti volentieri tra le note di Jack Johnson, vampiro è quel tipo mellifluo che tanto ammiravi in un primo momento, vampiro è chi cerca di sminuire ogni tuo successo, vampiro è quello che dice "hai una brutta faccia stamane" quando in realtà ti senti Brad Pitt. Vampiro è la strafiga che si gasa dei tuoi sguardi facendo finta d'ignorarti. Vampiro è chi fa sterile sfoggio di firme blasonate; pensaci un attimo, che senso avrebbe per un vampiro pavoneggiare un logo a grandi lettere stampato sul posteriore del suo jeans se non avesse la possibilità di mostrarsi ad una sua "vittima"? Cos'altro è il rispondere con la stessa moneta se non il fatto che, a tua volta, sei stato vampirizzato?
Se in alcuni giorni ti sei svegliato felice, per ritrovarti poi con l'umore a terra già dal primo mattino senza apparente motivo, ecco... sei stato vittima di vampiri.
Ora, è ovvio che nella "civiltà" urbana di quei popolosi agglomerati abitativi, tutto questo è portato all'ennesima potenza. Vuoi per l'alta concentrazione di potenziali vittime, vuoi per il consumismo (prima causa scatenante del vampirismo), vuoi per la morfologia terrestre che con le sue piazze, le sue strade ed i suoi "non luoghi" ben si presta come terreno di caccia, le città proliferano di vampiri. Ed anche quando credi di essere al sicuro all'interno della tua tana è il tubo catodico, o un più moderno schermo al plasma, il tramite per mezzo del quale il vampiro colpisce, inesorabilmente. Se non sai difenderti, la depressione è lo stato finale.
Erroneamente, ho sempre pensato che l'alta quota, l'ambiente severo e le sue intrinseche difficoltà portassero ad arginare il problema, confinandolo giù a valle tra lastricate vie e lisce pareti di cemento armato . Insomma, la montagna vista come componente selettiva, un ambiente puro dove incontrare solo virtuosi. Nel mio approccio alla montagna, sposai ciecamente il pensiero di Goethe: "I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi", eppure... nonostante tutto ciò, in uno dei miei lunghi trekking di questo mese di giugno ho avuto il primo, sfortunato incontro con un vampiro di montagna.
Sono appena giunto in un rifugio intorno ai 2700 metri senza intravedere la benché minima traccia di un mio simile, quando la sorte decide che io sarò la preda del Dracula d'alta quota. All'interno del bivacco c'è poca luce, eppure il vampiro, guarda caso vestito di nero, indossa larghi occhiali dalle lenti talmente scure da nascondere completamente la sua parte più espressiva.
io : "Salve"
V : "Salve, da dove venite?"
io : "veniamo da (località) "
V: "Ah!, un bel dislivello. E quanto c'avete messo?"
io: "beh" - facendo due calcoli - "6 ore e tre quarti"
V: "troppo."
io: "non mi sembra, è un tempo ragionevole, la carta porta 8 ore..."
V: "mah... vedi, io c'ho messo tre ore e mezza"
io: "quando, oggi? con questo caldo?"
V: "no! oggi è una passeggiata tanto per rilassarmi, sono partito da (località 1200 metri più in alto). Ho fatto il vostro sentiero lo scorso anno, ottenendo quel tempo. Se non ci credi lo possiamo fare insieme."
io: "no, mi guardo bene dall'affrontare imprese che vanno oltre le mie capacità. Immagino che per coprire quel dislivello in tre ore e mezza ci sia bisogno di correre..."
V: "noooo... basta avere un passo veloce."
io: "ho i miei dubbi, ad ogni modo la mia visione del trekking è evidentemente un tantino più turistica."
- Secondi di pausa, mentre sgranocchio un panino - Dopo poco, torna all'attacco:
V. riferito a tutto il gruppo: "Vedo che avete parecchi capi Quechua, non è roba scadente?"
io: "beh... non saranno il massimo, ma una t-shirt termica a 9,90 è sicuramente un buon affare."
V. incredulo: "anche le giacche da alpinismo???"
io: "Sì, 99 euro e fa la sua porca figura, l'ho utilizzata anche in inverno senza troppi problemi. Non sono mica su un 8000! Lo dico paragonando ovviamente a giacche più performanti che ho avuto modo di testare, ma che costano più del triplo"
V:"Ah, che marca?"
io: "Millet"
V: "mmh... si fanno pagare e non sono ottime, questa invece..." indicando il logo Mello's ricamato sul suo windstopper.
io: "..."
V: "Comunque i tuoi pantaloni sono troppo larghi, devi vestire più aderente se vuoi ottenere risultati"
io: "Oh, sono solo vecchi pantaloni, mi ci trovo bene e..." - ripeto - "...non faccio mica le gare".
V: "Comunque questa montagna è discretamente buona solo per lo scialpinismo, io preferisco le Alpi. Voi venite qui anche in inverno a fare scialpinismo?"
io: "Sì, ma con la tavola"
V: "ma come? e come sali?"
io: "ciaspole, ramponi... in base alle condizioni"
V: "Ah, ma va là, comprati gli sci, ti diverti di più. Quella roba lì serve solo a fare acrobazie. Io sto spesso sulle Alpi e ne vedo pochissimi con la tavola. "
io: "Ti credo, lo snowboard ha 20 anni lo sci 200, che dici? Poi, mi permetto di dissentire: premesso che una disciplina non esclude l'altra e le acrobazie si fanno benissimo anche con gli sci, trovo la scelta dell'attrezzo cosa molto soggettiva."
V: " oh beh, allora vieni al nord prendi una funivia e vai in fresca, lì sì che ti diverti. Se guardi la parete del (nome montagna) non vedrai nemmeno un fazzoletto di neve non tracciato."
A questo punto, dovrei far notare l'incongruenza della sua frase (se è tutto tracciato come mi diverto?), dovrei stargli a spiegare che a me piace guadagnarmi la salita, dovrei descrivere il gusto che provo nello scovare, salire e solcare pendii sconosciuti ai più e comunque poco battuti. Dovrei elucubrare sul fatto che frequento, nel mio piccolo e per quanto mi è possibile, anche le Alpi senza per questo sputare nel piatto dove sono solito mangiare. Dovrei dire che è assolutamente da maleducati dialogare con gli occhiali da sole, soprattutto perché siamo quasi al buio, dovrei chiedere di stare un po' zitto perché con il suo fare sta annichilendo la poesia di uno dei luoghi più magici... altro che discepolo silenzioso! Goethe si sta rivoltando nella tomba!
In estremis però, riconosco in lui, un raro esemplare di vampiro di montagna, una specie adattata che ha sviluppato straordinarie capacità di attacco rispetto al cugino di città. Non potendo mostrare la calandra quadricerchiata o la stella a tre punte del suo lussuoso mezzo di locomozione, non potendo identificarsi, tramite simboli o frequentazioni, in una classe sociale elitaria, impossibilitato dalla carente disponibilità di prede, il vampiro di montagna si attacca a tutto, foss'anche un ricamo sulla maglietta, pur di perpetrare la sua opera parassita.
Appena in tempo; strategicamente saluto, ho ancora 8 ore per concludere la traversata; i primi 20 minuti saranno naturalmente dedicati all'allontanamento della negatività che mi è stata iniettata facendo ricorso a quanto di più risolutivo conservo nel mio sapere: il "Free Burping Autogeno(*)".
Occhio ai vampiri...
(*)il Free Burping Autogeno è una terapia in fase di sperimentazione, per maggiori informazioni scrivetemi in privato ;)