:: Elucubro ::

martedì, marzo 28, 2006

Attraversando la Majella (Il Vallone di Taranta)

Non so più cosa mi spinge ad affrontare simili follie: se la sete di conoscenza mai sopita verso la "montagna madre", la voglia di snowboardare in ambienti naturali e selvaggi, o entrambe le cose... fatto sta che domenica 26 marzo ho dato libero sfogo per l'ennesima volta ai miei istinti impulsivi.
La traversata in oggetto è tra le più estese del massiccio; parto, in compagnia di quattro sciatori dal versante ovest, in quel di Campo di Giove (1100 m.), per ridiscendere il versante est fino a valle, scivolando lungo il Vallone di Taranta. Saranno dieci ore di fatica e sudore, ma anche una giornata indimenticabile vissuta a stretto contatto con la montagna.

Potevamo optare per una via più breve, ma un po' perché volevamo visitare nuovi posti, un po' tanto perché siamo inguaribili masochisti, abbiamo scelto una lunga via; così eccoci qui, dopo un'ora dalla partenza, a fare il filo ai lunghi skilift abbandonati di Campo di Giove.

Le distanze si preannunciano già chilometriche ed il caldo insolito non aiuta di certo. Devo ammetterlo (...e uno), costeggiare gli skilift, anche se spenti o non funzionanti, è diventato per me noioso... ma cosa non si fa per questa tavoletta!

Del resto, solo un paio d'ore, ed anche gli ultimi baluardi di un comprensorio che fu, sono destinati a scomparire.


D'ora in poi solo neve e bianco accecante...

Una distesa senza fine, sterminata, in cui i nostri piccoli passi assumono un significato pressoché nullo. É "Femmina Morta", pianoro desolato, candido deserto immacolato, dove siamo solo noi ad interrompere la bianca continuità dei cristalli di neve. Il bivacco Pelino, appena visibile all'orizzonte sembra non avvicinarsi mai, forse sto camminando su un enorme tapis roulant alla ricerca di una meta utopistica; in quel mentre, nella mia mente echeggia ossessivamente una metafora di Eduardo Galeano . Non trovo altre parole per descrivere oltremodo cosa si prova, spero le foto possano farlo per me:

Finalmente dopo circa 5 ore, svalichiamo con un lungo traverso il Monte Macellaro (2646), sullo sfondo un gruppo di sciatori diretti al Monte Amaro prosegue lungo la spianata. Devo ammetterlo (...e due), non li ho invidiati affatto, ho scoperto che anche camminare in pianura è per me un po' noioso; guadagnare metri di dislivello ad ogni passo m'appaga insomma maggiormente.

In totale sono "solo" 1500 metri di dislivello, ma il percorso è veramente estenuante nella sua immensità (almeno per me, il solo con le ciaspole). La vista del vallone però è confortante, mi approccio a cavalcare lo snowboard alla scoperta di un canyon dal sapore tipicamente western.

La pendenza è molto dolce, la neve assestata (e un po' marcia dal caldo) comunque permette di scivolare tranquillamente. Quella iniziale è, in buona sostanza, una discesa turistica; ma non mi dispiace per nulla! Di questo ambiente, non posso assolutamente perdermi la "prima visione" guadagnata con così tanta fatica.

A circa 2400 s.l.m., mi divido dal resto del gruppo; loro, intendono aggirare L'Altare dello Stincone sulla sinistra, tratto che presenterebbe meno difficoltà, io sulla destra, dove avrò il primo assaggio di una pendenza ragionevolmente giusta. Devo ammetterlo (...e tre) - senza vanto - osservare la mia traccia unica e solitaria venir fuori repentinamente da sotto la formazione rocciosa dell'Altare, ha destato in me grande soddisfazione.

La linea di discesa proseguirà senza dubbi di sorta fino a Fonte Tarì (1800) dove, per superare un salto di roccia, ci riuniamo un attimo in un improvvisato consiglio d'amministrazione. Sono l'unico a sostenere la tesi che non è il sentiero estivo quello da seguire, bensì quello stretto e ripidissimo passaggio nella roccia che, sempre secondo il resto del gruppo, non consentirebbe l'uscita. Vado, caparbio come non mai, in avanscoperta ispezionando il varco. Devo ammetterlo (...e quattro), la componente esplorativa delle uscite backcountry è quella che più mi cattura! :)

Ed anche qui... i fatti mi cosano! L'uscita esiste e ci permetterà di proseguire, attrezzi ai piedi, fino all'ultimo lembo di neve...

...situato a 1470 metri sul livello del mare, in prossimità di quella enorme cavità nella roccia, meglio conosciuta con il nome di Grotta del Cavallone.

Da qui in poi saranno solo sassi e... devo ammetterlo (quinta ed ultima ammissione) avrei preso volentieri la bidonvia se solo fosse stata in funzione!!!

3 Comments:

  • grazie
    micia

    By Anonymous Anonimo, at 14:37  

  • Ciao Powder!
    Ho letto con ammirata attenzione il tuo bel report e ho guardato tutte le foto: scrivi bene e scatti ancora meglio! E che dire del backcountry, dello snow e della passione per la montagna? Beh, quella l'abbiamo in comune, come hai visto!
    Io vivo per il freeride e ho la fortuna di riuscire a ritagliarmi un lungo periodo sulle alpi ogni anno.
    Ti ringrazio per il link. Se continueremo a commentarci stabilmente ti linkerò volentieri come faccio con tutti gli amici che visitano regolarmente il mio blog.
    Ancora complimenti!
    Aloha
    Giufo

    By Anonymous Anonimo, at 23:48  

  • @Micia: e di che? ci mancherebbe...
    @Giufo: Grazie, i complimenti sono reciproci! :)

    By Blogger ErreBì, at 07:21  

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