:: Elucubro ::

martedì, febbraio 27, 2007

Gioco: scova la differenza

Da un'idea di Ronin , (tadaaaa!) il grande gioco: scova la differenza!

1) Osserva l'immagine sottostante. (Trattasi di uno scatto effettuato in data 25 febbraio 2007 in prossimità dell'incrocio per l'Hotel Panorama, sulla Majelletta. )

2) Sofferma la tua attenzione sullo scenario disadorno, sul cielo caliginoso, sulla neve fradicia imbrunita dalle polveri sottili . Guarda attentamente l'asfalto viscido, la porzione di terriccio brullo e fangoso, gli sparuti ciuffi d'erba essiccati ed ingialliti dal gelo. Nota infine le incongrue linee elettriche, a conferma d'ulteriore cagione d'obbrobrio.



3) Faaatto? bene...
Ora, apri lo stesso, anonimo scenario, immortalato però due anni prima (27 febbraio 2005) cliccando qui.

Hai indovinato? hai trovato la differenza?

Nota: trovi la soluzione, cliccando e trascinando il mouse all'interno delle freccette.
>>> manca lo snowboarder! :D <<<

domenica, febbraio 25, 2007

Backcountry: Majella - Lo stazzo di Caramanico

Dopo aver toppato alla grande su un itinerario che si riteneva innevato... e dopo aver percorso inutilmente 180 km in macchina, non rimaneva altro che riciclarci in un'escursione di ripiego. Lo Stazzo di Caramanico, raggiungibile comodamente dal Rifugio Pomilio e così vicino agli impianti della Majelletta è perfetto, considerando per giunta il poco tempo residuo a disposizione. In totale abbiamo accumulato circa 600 metri di dislivello. Si segnala buon innevamento, neve crostosa portante, non eccezionalmente bella ma nemmeno brutta come quella di ieri sul Ravone della Vespa...

In basso uno slideshow, per i posteri... ;)



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sabato, febbraio 24, 2007

La montagna solitaria che unisce

L'attrazione per la "montagna madre" è viscerale e religiosa... ma al tempo stesso l'approccio è ludico ed effervescente. La Majella, fuori dai piccoli comprensori, è per lo più selvaggia e deserta. Non è frequentatissima, e questo forse le attribuisce una connotazione ancor più suggestiva.

Strano oggi, trovare due scialpinisti in preparazione all'imbocco della rava. Dal loro "buonciorno!" s'evince che non proprio di abruzzesi si tratta. Oltre ai doverosi saluti ed ai bip degli arva, null'altro ferisce il religioso silenzio di un bosco spoglio la cui staticità dona sfaccettature a volte spettrali.

Ci si ritrova così nel canale, quasi fossimo amici da sempre; due sciatori e due snowboarder intenti a guadagnare metri e metri di dislivello. Uno dei due è un treno, in breve guadagna la posizione dominante. Non è una gara, ma certe considerazioni sono inevitabili.

Ci si guarda negli occhi accennando ad un saluto, senza parlare. Un po' perché si è tra perfetti sconosciuti, un po' per risparmiare fiato evitando così d'interrompere quella raffinata sintonia nata dall'intreccio tra respiro e battito cardiaco.

Poco meno di un'ora e siamo completamente isolati gli uni dagli altri; ognuno procede solo con sé stesso ed i suoi pensieri. Evidentemente è ciò che si cerca in determinati luoghi. A cadenza regolare alzo la testa e verifico la mia posizione rispetto agli altri, anche lo "straniero" mi guarda dall'alto. So che misura la distanza, lo fa ad ogni traverso, come del resto faccio io, eppure non è una competizione. Mi accorgo che è un considerare le proprie capacità avvalendosi di un riscontro "estraneo". Non è nella mia volontà superare l'altro ma l'altro assume il considerevole valore di molla trainante.

É un bel gioco, tutti controllano tutti. Il primo si carica d'energia guardando la minuscola sagoma nera dell'ultimo sulla neve, il secondo trova riserve di forza insperate nell'intento di seguire il primo e così via. Oggi il gioco, vuoi anche per un canale che ci "costringe" nella direzione, è abbastanza equilibrato e tutto sembrerà reggere per un paio d'ore, finché l'antipatica nebbia non interverrà a chiudere le danze.

Tutto cambia. Ora nessuno vede nessuno. Ma tutti decidono per ridiscendere. Lo stridio delle lamine degli sci poco più in alto la dicono lunga sulle condizioni del manto. Anche qui ci guardiamo... da lontano, non appena la nebbia permette d'intravedere i colori delle giacche. Il loro procedere è lento ed accorto, noi facciamo altrettanto aiutandoci con la piccozza. Ci accorgiamo di condividere anche questo: una condizione talmente difficile che fa di una discesa solitamente impegnativa, una discesa estrema. Una pendenza di 35° fatta di ghiaccio marmoreo e disseminata di grumi durissimi. Curvare è quasi impossibile senza rischiare di rovinare verso il basso in una pericolosa centrifuga. Gli "stranieri" decidono per attraversare il tratto peggiore a piedi, sci in spalla. Noi lo facciamo a "foglia morta", faccia a monte; rimanendo così maggiormente pronti ad infilare la piccozza sul ghiaccio in caso di necessità.

Poco più in basso, la tensione s'allenta e ci si ritrova tutti a debita distanza a pennelar curve sulla neve ancora dura ma che inizia a farsi incidere più generosamente.

Laddove i sassi indicano in maniera eloquente la fine della discesa, ci ritroviamo finalmente insieme. Sorrisi d'approvazione e condivisione d'emozioni condiscono l'incontro ravvicinato con gli austriaci; si comunica in inglese, in un inglese talmente stentato (almeno il mio) da rasentare il ridicolo. Però ci s'intende...

Finiamo infatti tutti intorno ad un tavolo, l'unico occupato del ristorante, a mangiar spaghetti e bere birra. Scopriamo che i due, dopo aver girato le Alpi austriache, quelle svizzere, francesi... ed un po' di quelle italiane covavano ardentemente il desiderio di conoscere gli Appennini del centro Italia (così ingiustamente bistrattati dai locali - n.d.r.) e lo stavano facendo con grande entusiasmo. Nonostante avessero altresì gironzolato sul McKinley (Alaska - 6194 m.) e su un ottomila in Himalaya.

Ed io che fantasticavo, in salita... di star loro dietro! :)))




P.S. per la cronaca: il canale è il Ravone della Vespa.

mercoledì, febbraio 21, 2007

Il terzo occhio

E dopo tanta ricerca su microcamere da casco e riprese sportive, ecco in cosa m'imbatto:



The Third Eye by Rip Curl. Elegante, comoda, tecnologica, resistente... ci sono un paio di cose che non vengono dette:
1) C'è sempre bisogno di una videocamera nello zaino.
2) Costa 499 Euro...
costa un occhio, un occhio della testa. ;)

sabato, febbraio 17, 2007

Spot a caso? spot a naso!

La ricerca della materia prima è l'ossessione dominante, Sic et Simpliciter.
Neve naturale, non tracciata, possibilmente di giornata e non scremata. In centro Italia (o Africa del Nord che dir si voglia) l'impresa è ardua ma non impossibile. Le unità cinofile si mettono in movimento seguendo l'informatore di turno che narra di 30 cm nelle ultime 24 ore sull'altopiano delle Cinque Miglia.
Informazione falsa, è in atto un depistaggio. Il panorama è desolato, sono Cinque Miglia d'erba bruciata. Per la prima volta - riflettono i tre - l'erba del vicino fa proprio schifo. I segugi avvertono però sentore di neve. Rom delle montagne, iniziano a gironzolare speranzosi per i versanti peregrinando a fiuto.

L'olfatto conduce gli Snow Terrier in quel di Pescocostanzo, la cui salita inizia su di un bianco che si perde nel bianco.


L'ottimismo è il profumo della vita e... odora di neve! Quella neve che senti sotto di te, intorno a te. L'ottimismo alza le nebbie e può calmare persino i venti. La pacifica sosta sulla cresta sommitale vale una settimana di beauty farm.


La discesa in snowboard è una lingua di paradiso che si perde nella valle brulla. I randagi bipedi dotati d'asse, scivolano lentamente verso il basso, senza guinzaglio né museruola; finalmente liberi.


Neve fresca trovata. Missione compiuta, il caso è risolto. Ci vorrà un po' per dimenticare, sì... un po' di P-Tex. ;-)

martedì, febbraio 13, 2007

Snowboard prêt à porter



E dopo tutto ciò, c'è da aspettarsi lo sci di Krizia, i giacconi di chiffon by Dior, i cappelli ornati di paillettes, le sciarpine di tulle e le cinte tempestate di swarovski.
Nel frattempo... si fa una discesa o una sfilata?

sabato, febbraio 10, 2007

WVF: ALLARME IPONEVISMO, 3 SPECIE A RISCHIO ESTINZIONE

(Anza) - Roma, 3 feb. - Tra qualche anno nel bosco non scenderà più nessuno, sui pendii non vedremo più freeriders, gli snowboarders saranno solo personaggi delle fiabe. Questi soggetti, che ora popolano le montagne italiane, rischiano di scomparire, perché minacciate dall'assenza di neve. É la denuncia del Wvf, secondo cui l'iponevismo sta portando sull'orlo dell'estinzione almeno 3 specie protette: lo "scialpinista appenninico", il "fuoripistaiolo abruzzese" ed il "freestyler dal cavallo basso", oltre ad altri bipedi minori quali "il telemarker dal tallone libero" e lo "scivolatore della camera d'aria". A rischio sopravvivenza - spiega l'associazione ambientalista - sono il 96,3% degli scialpinisti ed il 79,8% dei freeriders. In situazione limite è, in particolare, il "fuoripistaiolo dalla coda di rondine", da sempre scivolatore traverso tipico dei versanti più polverosi, oggi relegato a vivere in aree estremamente ridotte.

Molto prima della chiusura della stagione sciistica 2006-2007 (31 gennaio), il Wvf ha presentato un bilancio della neve in centro Italia ("Radiografia di una regione all'asciutto") in cui denuncia il danno di "proporzioni insostenibili" dovuto alla situazione attuale.

La gravità del fenomeno - ricorda il Wvf - è dovuta anche alle conseguenze che tale astinenza porta inevitabilmente: a Pizzo di Moscio (Teramo) è in forte calo la natalità tra individui della specie. L'umore non gioverebbe alla riproduzione determinando così ulteriori aggravi per la conservazione della specie stessa. Sui newsgroup di settore s'assiste ormai a sfoghi dalla crudeltà inaudita.

Lazio ed Abruzzo - osserva ancora il Wvf - hanno un enorme patrimonio di biodiversità, ospitando ben 94.771 sciatori, di cui 21.255 amanti del fuoripista, ma l'assenza di neve rischia di impoverirlo tragicamente. "Ben 2 comprensori sciistici - si legge nel documento - hanno chiuso i tornelli per l'assoluta assenza di esemplari" e si aggiunge: "in futuro potrebbe andare peggio".

"Tre regioni in particolare, Lazio, Abruzzo ed Umbria, hanno emanato leggi sulla tutela, piani faunistici e attuazioni della direttiva sciistica dell'Unione Europea" - sostiene il Wvf - "ma questo non basta".

Il Wvf chiede quindi:
alle Regioni: "di rispettare le leggi della natura abbandonando la tentazione di ottenere consensi elettorali in cambio di frivoli scambi climatici"; al Parlamento e al Governo: "di approvare rapidamente le norme che applicano la Direttiva SkiHabitat per un immediato intervento refrigerante"; agli sciatori: "di uscire allo scoperto appoggiando le richieste delle associazioni e affrontando anche confronti pubblici su possibili convergenze con amministratori locali" (non so cosa significa ma fatelo. n.d.r.) .

sabato, febbraio 03, 2007

Backcountry: Monte Ocre, canali Nord

Uno degli aspetti più apprezzabili del praticare backcountry è quello di sentirsi liberi, non vincolati a resorts sciistici tanto meno a mete prestabilite. É così infatti, che per puro caso, dopo aver visto dalla strada il primo canale nord del Monte Ocre, il freno a mano si è improvvisamente innestato. Basiti, manco fosse passata Aida Yespica, tutti gli occupanti del mezzo impegnati nel: "daqualcheparteunpodinevelatroviamoTour", mostrano ora la classica faccia da ebete tipica della gradevole sorpresa inaspettata. Ci vuole un po' a capire, a metabolizzare ed a decidere...


Detto, fatto. Senza sentiero tracciato, in un sali/scendi intuitivo tra boscaglia e terreni pianeggianti, raggiungiamo lo sbocco del canale con un'ora di cammino. Bella neve farinosa, cielo terso ed assenza di vento! Tutti i presupposti per annoverare la gita nella directory mentale dei ricordi più belli.


La vegetazione spinosa della parte bassa, che in alcuni tratti ci ha reso più simili a vietcong che a fuoripistaioli nel senso più puro del termine, è un prezzo che si paga volentieri per godere di superfici innevate così ampie come questo canale del quale ahimè... ignoro il nome. Sullo sfondo, il Corno Grande completamente orfano di neve, ci accompagna per tutta la salita.


Privo com'è di ostacoli, il zig zag procede lento e costante senza intoppi attraversando neve dura prima, farinosa e ventata poi. La mente elabora, valuta i rischi e trae soluzioni sulla conduzione da adottare. "Assetto variabile" sarà la parola d'ordine. Giostrare il proprio peso tra la gamba anteriore e quella posteriore in un continuo adattamento alle condizioni mutevoli della neve.


Trovare neve in quantità e qualità insperate è già una gradita sorpresa, in qualche modo dovevamo pur complicarci la vita no?:"Spazi aperti o dedali di rocce? da dove iniziare la discesa? ", questo è il problema che m'assilla durante l'ultimo tratto di salita.
L'accesso laterale è bello, ampio, innevato. Quello centrale sicuramente meno divertente, ma più adrenalinico.
Qualcuno opterà per il primo:


Qualcuno per il secondo:


In ogni caso, bellissima discesa per tutti. Tanto elettrizzante quanto inaspettata.


(Piccozza in fresca? strano a vedersi, il punto è che l'inizio della discesa non era esattamente qualcosa di igienicamente consigliabile. É stata molto più di una grande amica. )


Emozioni, quelle vissute in questo giorno, che ci hanno riportato ad un anno fa, quando la neve, caduta copiosa, lasciava solo l'imbarazzo della scelta. Eppure, in un discorso relativo, riferito cioè alla stagione attuale avida di precipitazioni, queste surfate assumono un valore sicuramente più profondo ed ogni curva è un omaggio in più che arriva dal cielo. Così come il sole raggiante che non ci ha abbandonato mai... però adesso, sarebbe quasi ora che lasciasse il posto a qualche nuvoletta. ;)