Montagna e Sesso
"Sesso e Cibo", "Sesso e Sport", "Sesso e Ricamo", questi più o meno i titoli degli articoli apparsi sui peggiori settimanali sfogliati sotto l'ombrellone. L'estate, c'è da ammetterlo, è stagione frivola, stagione di ciarla, periodo di vacanza, gossip ed ozio. Nessuno vuol saper nulla di nulla, tutti sembrano ignorare l'aumento della benzina e la riduzione dei limiti di velocità, persino le variazioni delle tariffe energetiche e l'obbligo di pagare con assegni non sortiscono effetto alcuno. Chissenefrega è estate!
Anche "Elucubro", interrompendo quella che doveva essere una lunga pausa estiva, vuole essere partecipe del coro unanime di nullità scritte, di righe vacue e contenuti futili. Ergo, quale miglior titolo di "Sesso e Montagna" per una lettura meramente voluttuosa e scevra della benché minima utilità ?
"Una surfata è meglio del sesso, perchè alla montagna non devi chiederle se le è piaciuto", questo era lo slogan riportato a lettere cubitali su una pubblicità all'interno di una rivista di settore. Ci sarebbe da disquisire in merito all'affermazione, erigere un teatrino degno di Vespa e Costanzo messi insieme, oppure di meditare asceticamente alla Marzullo. Ma non è una filippica ciò che voglio alimentare, tantomeno basare il tutto sulla inflazionata dicotomia montagna-mare. Si parte dal presupposto indiscutibile che la montagna fa bene al sesso.
I punti chiave, tranne quello G, sono sotto gli occhi di tutti. In montagna è più fresco, e questo di per sé costituisce già condizione essenziale a favorire l'accoppiamento. Se nella frescura della montagna estiva il contatto dei corpi è sensazione piacevole, nella montagna invernale può rivelarsi addirittura una necessità. C'è poi la componente cromatica, il verde... si sa, rilassa. Nella vita frenetica di tutti i giorni ce ne accorgiamo al semaforo: lo strombazzare del clacson è pratica usuale tesa a risvegliare colui che è stato troppo rilassato dal verde.
Ma anche il bianco della montagna invernale non è da sottovalutare, i cristalli di neve riflettono la luce del sole amplificando gli effetti benefici di quest'ultimo. In inverno, frequentando la montagna, si è spesso ad una spanna al di sopra di nuvole e foschia, più in alto dei naturali filtri della luce solare. Si è, in definitiva, maggiormente stimolati. Che lo si voglia o no, gli effetti della cromoterapia, in quota sono più forti che altrove.
E come dimenticare la metafora del "bianco lenzuolo"? il manto nevoso è un qualcosa che racchiude segreti, conserva e dona nuova vita. La "verginità" di una superficie intonsa è peculiarità ricercata dal surfista delle nevi e stimola fantasie! scontato vagheggiare, tra i tanti monti a disposizione, su quel monte di Venere tanto anelato, altresì naturale immaginarsi speleologi, ma qui la descrizione diventerebbe Hardua ed è meglio desistere nella descrizione.
E poi i detti antichi che non sbagliano mai: "in montagna è tutto più buono". Verissimo, quel panino mappazza così disprezzato in città, in montagna assume un rinnovato valore e sapore! Consequenziale pensare che anche colei con delle forme non proprio perfette, in montagna, diviene più attraente. Il "tutto" del detto antico potrebbe essere insomma inteso in senso ben più ampio della stretta sfera culinaria, e da culinaria a culi-in-aria il passo è breve. "Petto o coscia" non importa, l'amore per la montagna è amore per la vita, ma anche per il fianco e la tetta! E "l'averla piccola", in montagna, non deve suscitare necessariamente dismorfofobia, soprattutto se si ha a che fare con un comunissimo uccello.
Unire l'utero al dilettevole! è questo in definitiva il messaggio subliminale celato sotto il neologismo anglofono (che poi inglese non è) "wellness".
La montagna come simbolo di virilità, la montagna ispiratrice di sesso, ma anche come allegoria del sesso. L'amore per la montagna infatti è facilmente paragonabile all'amore per la donna, e già che chi ama il bello sa apprezzarlo in tutte le sue molteplici accezioni. Così esiste il feticista, colui che prova piacere solo nel salire i ripidi canalini nascosti, che ama toccare la nuda roccia, annusarla; il masochista che ad ogni uscita si propone di fustigarsi di fatica; il metodico, escursionista noioso ed un po' "missionario" che calpesta sempre lo stesso sentiero; l'onanista, che non fa altro che studiare i sentieri sul web senza mai percorrerli; il voyeur, sempre impegnato, attraverso le lenti di potenti binocoli, a spiare qualsiasi cosa accenni ad un movimento; il perverso, che alla sola vista di una corda s'accende di fantasie bondage; l'esibizionista, che in un delirio aberrante di pseudo-psicanalisi, eleva la propria piccozza a supremo simbolo del totemismo freudiano; l'eterno romantico, capace di provare nobili emozioni anche dopo aver pestato un ricordino di mucca.
Ed anche quando sopraggiunge un po' di noia, quando s'inizia ad avvertire meno attrazione per quella data montagna, ci sono sempre altre montagne pronte a risvegliare i desideri sopiti. Così che lo scivolare sulla neve, lo scalare, il camminare, etc. benché paradossalmente, ehm... gesti alternati e ripetitivi, trovano ogni volta, una rinnovata dimensione.
Insomma, L'effetto Coolidge e la storiella delle galline, più precipuamente conosciuto in ambito sessuale, trova nel contesto alpestre degna applicazione. La metafora, in tal guisa è ulteriormente suffragata. Se ne conclude che, per chi frequenta la montagna, è facile sentirsi sessualmente pacifico ed appagato almeno quanto un bonobo, ed i bonobo in fatto di sesso ne sanno certamente più di noi. Dimostrato quindi, l'enunciato dal quale siamo partiti: la montagna fa bene al sesso.
Ora io, non so perché ho scritto tutte queste stronzate, forse perché fa caldo, o magari perché non ne posso più di aspettare la neve. Comunque sia, ho frequentato la montagna! deduco quindi che la prolissità e la ridondante retorica sono probabilmente gli effetti di una lunga astinenza dal...
Anche "Elucubro", interrompendo quella che doveva essere una lunga pausa estiva, vuole essere partecipe del coro unanime di nullità scritte, di righe vacue e contenuti futili. Ergo, quale miglior titolo di "Sesso e Montagna" per una lettura meramente voluttuosa e scevra della benché minima utilità ?
"Una surfata è meglio del sesso, perchè alla montagna non devi chiederle se le è piaciuto", questo era lo slogan riportato a lettere cubitali su una pubblicità all'interno di una rivista di settore. Ci sarebbe da disquisire in merito all'affermazione, erigere un teatrino degno di Vespa e Costanzo messi insieme, oppure di meditare asceticamente alla Marzullo. Ma non è una filippica ciò che voglio alimentare, tantomeno basare il tutto sulla inflazionata dicotomia montagna-mare. Si parte dal presupposto indiscutibile che la montagna fa bene al sesso.
I punti chiave, tranne quello G, sono sotto gli occhi di tutti. In montagna è più fresco, e questo di per sé costituisce già condizione essenziale a favorire l'accoppiamento. Se nella frescura della montagna estiva il contatto dei corpi è sensazione piacevole, nella montagna invernale può rivelarsi addirittura una necessità. C'è poi la componente cromatica, il verde... si sa, rilassa. Nella vita frenetica di tutti i giorni ce ne accorgiamo al semaforo: lo strombazzare del clacson è pratica usuale tesa a risvegliare colui che è stato troppo rilassato dal verde.
Ma anche il bianco della montagna invernale non è da sottovalutare, i cristalli di neve riflettono la luce del sole amplificando gli effetti benefici di quest'ultimo. In inverno, frequentando la montagna, si è spesso ad una spanna al di sopra di nuvole e foschia, più in alto dei naturali filtri della luce solare. Si è, in definitiva, maggiormente stimolati. Che lo si voglia o no, gli effetti della cromoterapia, in quota sono più forti che altrove.
E come dimenticare la metafora del "bianco lenzuolo"? il manto nevoso è un qualcosa che racchiude segreti, conserva e dona nuova vita. La "verginità" di una superficie intonsa è peculiarità ricercata dal surfista delle nevi e stimola fantasie! scontato vagheggiare, tra i tanti monti a disposizione, su quel monte di Venere tanto anelato, altresì naturale immaginarsi speleologi, ma qui la descrizione diventerebbe Hardua ed è meglio desistere nella descrizione.
E poi i detti antichi che non sbagliano mai: "in montagna è tutto più buono". Verissimo, quel panino mappazza così disprezzato in città, in montagna assume un rinnovato valore e sapore! Consequenziale pensare che anche colei con delle forme non proprio perfette, in montagna, diviene più attraente. Il "tutto" del detto antico potrebbe essere insomma inteso in senso ben più ampio della stretta sfera culinaria, e da culinaria a culi-in-aria il passo è breve. "Petto o coscia" non importa, l'amore per la montagna è amore per la vita, ma anche per il fianco e la tetta! E "l'averla piccola", in montagna, non deve suscitare necessariamente dismorfofobia, soprattutto se si ha a che fare con un comunissimo uccello.
Unire l'utero al dilettevole! è questo in definitiva il messaggio subliminale celato sotto il neologismo anglofono (che poi inglese non è) "wellness".
La montagna come simbolo di virilità, la montagna ispiratrice di sesso, ma anche come allegoria del sesso. L'amore per la montagna infatti è facilmente paragonabile all'amore per la donna, e già che chi ama il bello sa apprezzarlo in tutte le sue molteplici accezioni. Così esiste il feticista, colui che prova piacere solo nel salire i ripidi canalini nascosti, che ama toccare la nuda roccia, annusarla; il masochista che ad ogni uscita si propone di fustigarsi di fatica; il metodico, escursionista noioso ed un po' "missionario" che calpesta sempre lo stesso sentiero; l'onanista, che non fa altro che studiare i sentieri sul web senza mai percorrerli; il voyeur, sempre impegnato, attraverso le lenti di potenti binocoli, a spiare qualsiasi cosa accenni ad un movimento; il perverso, che alla sola vista di una corda s'accende di fantasie bondage; l'esibizionista, che in un delirio aberrante di pseudo-psicanalisi, eleva la propria piccozza a supremo simbolo del totemismo freudiano; l'eterno romantico, capace di provare nobili emozioni anche dopo aver pestato un ricordino di mucca.
Ed anche quando sopraggiunge un po' di noia, quando s'inizia ad avvertire meno attrazione per quella data montagna, ci sono sempre altre montagne pronte a risvegliare i desideri sopiti. Così che lo scivolare sulla neve, lo scalare, il camminare, etc. benché paradossalmente, ehm... gesti alternati e ripetitivi, trovano ogni volta, una rinnovata dimensione.
Insomma, L'effetto Coolidge e la storiella delle galline, più precipuamente conosciuto in ambito sessuale, trova nel contesto alpestre degna applicazione. La metafora, in tal guisa è ulteriormente suffragata. Se ne conclude che, per chi frequenta la montagna, è facile sentirsi sessualmente pacifico ed appagato almeno quanto un bonobo, ed i bonobo in fatto di sesso ne sanno certamente più di noi. Dimostrato quindi, l'enunciato dal quale siamo partiti: la montagna fa bene al sesso.
Ora io, non so perché ho scritto tutte queste stronzate, forse perché fa caldo, o magari perché non ne posso più di aspettare la neve. Comunque sia, ho frequentato la montagna! deduco quindi che la prolissità e la ridondante retorica sono probabilmente gli effetti di una lunga astinenza dal...
no, volevo dire: ho scritto poco e dovevo recuperare. ;)