Backcountry al Monte Rotella
Ti accorgi di essere affetto da acuta sindrome freeride quando nonostante uno skipass stagionale già pagato, snobbi il comprensorio abituale alla costante, affannosa ricerca di luoghi incontaminati da tracciare.
Dopo aver preferito per settimane faticose ascese a piedi al posto di pratici skilift o più comode seggiovie, mi sono chiesto:"...o sono masochista, o mi manca qualche rotella".
Eh già! perdona l'associazione... il Monte Rotella!!! tra le tante mete, questa sì che mi manca!
Tutto sommato il fatto che gli amici condividano le stesse idee e perseverino cronicamente come me nei comportamenti, mi concede delle attenuanti. Non sono il solo ad avere bisogno della dose settimanale di backcountry; in questo assolato 12 febbraio affronto gli 800 metri di dislivello del Rotella insieme ad altri due malati irriducibili fuoripistaioli!
L'accesso è facile ed immediato, il bosco si apre come a volerci invitare in vetta. Le nostre tavole differentemente trasportate formano un'insolita sagoma a croce.
Il panorama appenninico è sempre suggestivo anche su un itinerario facile come questo.
La prospettiva ci ha ingannato nella valutazione della pendenza che risulta più pronunciata del previsto, procediamo zigzagando in una neve che nonostante "l'età" è ancora magicamente polverosa.
Un quadrupede prima di noi ha lasciato vistose impronte, non ci dispiace... ne ha tutto il diritto, siamo noi gli intrusi!
Salendo la visuale muta divenendo ancora più affascinante, approfittiamo di una sosta per ammirare e... calmare i sopraggiunti stimoli di fame con qualche snack, anche se avrei preferito una chitarrina al ragù con peperoncino e vino rosso.
Impieghiamo circa tre ore per raggiungere la cresta, vorremo sostare per sgranchire le gambe ed osservare con calma l'altro versante, ma un impetuoso e freddo vento da ovest ci respinge soffiando dritto sulle tavole ancora in spalla. É impossibile anche lasciare un solo guanto a terra senza correre il rischio di vederlo volare via. Un'occhiata veloce quindi per scorgere meravigliati che dalla sommità del Monte Rotella è facile riconoscere Campo di Giove ed il vallone di Femmina Morta da un versante (foto sotto) e la sconfinata "piana delle cinque miglia" con il comprensorio di Montepratello dall'altro.
Stranamente non siamo stanchi, dopo una (poco) democratica consultazione decidiamo di partire subito, io per primo! la placca ventata m'attira come una calamita...
...e opss, anche oggi ho preso la mia pillolina di Freeraidixil !
"L'Imperatore" è più cauto, saggia la neve e la pendenza prima di lasciarsi andare.
Il "Lord" nel suo stile classico, sfoggiando un sorriso da orecchio ad orecchio, si diverte a tracciare belle curve nella polvere.
Ci ritroviamo catapultati nella civiltà del ventunesimo secolo in pochissimo tempo ma soddisfatti.
Puoi fare a meno di girarti a guardare una bella donna, ma la tentazione di seguire visivamente le tracce appena lasciate è troppo forte. Il petto si gonfia per tirar fuori un sospiro liberatorio mentre a fatica cerco di memorizzare la scena. In tal senso la memory card della digitale svolge un ruolo sicuramente più affidabile.
Per arrivare alla vettura attraversiamo una proprietà privata. Il tizio ci guarda con un fare apparentemente sospettoso mentre ci cambiamo gli scarponi... ma di lì a poco, dopo qualche battuta, ci invita per una bevuta! Passiamo una buon'ora tutti intorno ad una stufa a legna all'interno dell'abitazione rurale in compagnia di un affettuoso felino, sorseggiando caffè e ottima genziana casereccia. Un'ospitalità, quella dei pescolani (pare così si chiamino gli abitanti di Pescocostanzo), che non conoscevo assolutamente.
Andar via in auto sulla strada scavata nella neve lasciandoci la fattoria alle spalle è stato un po' come terminare una vacanza, ma il nostro saluto a quel remoto angolo d'Abruzzo di certo non è un addio.