:: Elucubro ::

mercoledì, dicembre 22, 2004

Nostalgia

Vi sono dei giorni in cui, nonostante ce la si metta tutta, il nostro umore non svolta positivamente.

Capita a volte, che la lamina continui ad incanalarsi repentinamente in quella riga sul ghiaccio.

Succede che l'impianto si fermi più volte senza ragione apparente, lasciandoti al gelo mentre la tua ansia di discesa continua a crescere.

Si verifica in quel mentre che ti accorgi di un nuovo, evidente bassorilievo da bacchetta sulla tavola.

Persino lo scarpone inizia a farti male, stranamente il cappello che hai sempre indossato comincia a regalarti un fastidioso formicolio sul cuoio capelluto.Cominci allora a pensare che la neve non è poi tanto bella, che se fosse un tantino più polverosa si potrebbe... inizi a prendertela con il vento che ha rovinato i fuoripista, con l'attacco che sembra non rispondere.
Al tornello provi disgusto per quello davanti a te che, alla disperata ricerca dello skipass gelosamente custodito nell'anfratto più recondito della mutanda, impiega un'era geologica prima di cederti il passaggio.Insomma, la classica giornata "NO".

In una di queste giornate, quando ormai il pessimismo aveva preso il sopravvento, accade l'inusitato episodio.
Sono fermo, in piedi a bordo pista quando poco distante da me, scorgo tre principianti alle prese con una piccola gobba naturale in fresca.

Il primo, guadagna faticosamente la posizione eretta, l'atipico ponpon terminale di un cappellino a righe bianco/rosso amplifica le sue oscillazioni tentennati, lo stretto pantalone da sci che fuoriesce dall'abbondante giacca enfatizza la precaria stabilità dell'esordiente.
Pochi metri lo separano dalla fortuita rampa, dirige lo snowboard sulla massima pendenza.Lo guardo mentre si dirige, in un'insolita posizione a schiena piegata, verso l'inevitabile.

L'indietreggiare del bacino è inversamente proporzionale alla distanza che lo separa dal momento adrenalinico. Il suo corpo, nel vano tentativo di allontanare il pericolo, è irrimediabilmente fuori asse. Lo vedo uscire nella stessa medesima posizione che aveva durante la transizione, come un oggetto solido privo di alcuna possibilità di movimento; si stacca da terra di diciotto, diciotto centimetri e mezzo.
Non cade, esulta; il suo potente urlo di gioia rimbomba tutt' intorno, gli amici applaudono entusiasti.

É un attimo, cade rovinosamente in una doppia centrifuga che lo lascia in ginocchio con la mascherina carica di neve appesa al collo, il ponpon appesantito e le narici tappate.
Ma ride, si diverte. Gli amici continuano ad applaudire mentre il protagonista insiste nello scrollarsi di dosso i freddi cristalli.

In quell' istante, in una sorta di rebirthing della mia iniziazione allo snow, ho rivissuto quei momenti che tanto mi hanno divertito, ma che l'assidua ricerca di una perfezione mai trovata, ne aveva appannato gli aspetti migliori. Ricordo della prima pista "senza cadere", ricordo del primo skilift con il braccio in alto e lo sguardo fisso in avanti, ricordo persino la mia tuta da sci arancione/fucsia e la Kemper a coda tronca del noleggio, rievoco le mie mille cadute. Rimembro di quanto non prestassi particolare attenzione alla qualità della neve e delle piste, di quanto sopportassi saggiamente l'impiccio della folla, gli sbalzi repentini del meteo.
L'importante era esserci.

Mi dirigo di nuovo a valle, un'impercettibile sorriso traspare da quella piccola parte di viso non nascosta da occhialoni e baveri. Ne deduco che dai pro c'è tanto da imparare ma i principianti possono darti veramente tanto; sono nuovamente positivo.

Grazie novellino, a buon rendere.